L’emergenza idrica nel nord-ovest della Sardegna è stata al centro della riunione del tavolo di crisi a Cagliari, presieduta dalla governatrice Alessandra Todde. La situazione è critica: nei laghi Temo, Cuga e Bidighinzu si registrano appena 17,9 milioni di metri cubi d’acqua, il 14% della capacità utile autorizzata. A questo si aggiungono i lavori di manutenzione sugli acquedotti Coghinas I e II.

"La Regione sta compiendo i massimi sforzi per garantire il soddisfacimento delle domande idriche prioritarie", afferma Todde, sottolineando che la priorità è l’uso potabile, seguito da quello industriale, zootecnico e irriguo. Tuttavia, le riserve idriche attuali coprono appena il fabbisogno annuo del comparto potabile, stimato tra 18 e 20 milioni di metri cubi. Inoltre, i lavori sugli acquedotti, finanziati con fondi PNRR, limiteranno l’utilizzo degli impianti tra aprile 2025 e marzo 2026. "Almeno 3,5 milioni di metri cubi del lago Cuga dovranno essere vincolati all’uso potabile per garantire oltre un mese di autonomia in caso di emergenze", precisa la presidente.

Per affrontare la crisi, Todde propone una mappatura delle risorse idriche locali, come pozzi e sorgenti, e il riutilizzo delle acque reflue affinate degli impianti di San Marco (Alghero) e Funtana Veglina (Sassari). Inoltre, invita il Consorzio di bonifica della Nurra a predisporre "uno scenario di erogazione che, pur nelle difficoltà, miri a contenere i danni per le colture arboree e l’abbeveraggio del bestiame".