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Questa mattina la direttrice del carcere di Alghero, Tullia Carra, il comandante di reparto dirigente di polizia penitenziaria, Sandra Cabras, il sindaco della città, Raimondo Cacciotto e una rappresentanza del Corpo di Polizia penitenziaria hanno reso omaggio alle cinque vittime della tragedia del 18 novembre 1945. La commemorazione si è svolta con una breve cerimonia ufficiale presso il cimitero comunale di Alghero, durante la quale è stata posta una corona di alloro ai piedi delle lapidi e della targa che ricordano gli agenti uccisi.
18 novembre 1945: la strage del carcere di Alghero
Carceri giudiziarie di Alghero. Alle ore 3:30 del 18 novembre 1945 il vice Brigadiere Ettore Scalas, l’Agente Paolo Pittalis e l’allievo Agente Giulio Moi si recavano a compiere una ispezione notturna nella prima sezione nella quale prestava servizio di vigilanza l’Agente Salvatore Soro.
Gli agenti Pittalis e Soro, entrati nella cella n.1, venivano aggrediti dai detenuti armati di coltelli rudimentali; l’allievo Moi, in possesso delle chiavi, rimasto all’esterno della cella con il vice Brigadiere Scalas, veniva aggredito e ferito ma riusciva a raggiungere il piano superiore a chiamare rinforzi.
Gli Agenti Bacchiddu e Caridi e altri agenti accorsero in aiuto dei colleghi. Intanto l’Agente Soro veniva sopraffatto da un ergastolano e pugnalato, mentre Pittalis veniva immobilizzato.
Altri ergastolani, liberati dalla cella n. 2, finivano con colpi di pugnale alla gola gli agenti Soro e Pittalis. Sul posto accorreva anche l’Agente Bacchiddu, che veniva aggredito e colpito a morte con fendenti alla gola. Fu poi la volta del vice Brigadiere Scalas, colpito con un bastone e con una mazza di ferro, adibita alla battitura delle inferriate.
L’Agente Caridi veniva ucciso a colpi di mazza e di bastone. Pittalis spirò poco dopo nell’infermeria del carcere; Cariddi il giorno successivo. Sei ergastolani riuscivano a raggiungere il cortile oltrepassando due cancelli aperti con una chiave sottratta all’Agente Soro. Uno di essi, ferito all’addome, tentava di raggiungere il cortile ma cadde agonizzante nei pressi dell’ultimo cancello accanto al corpo dell’Agente Cariddi.
Gli evasi, raggiunto il cortile e penetrati in un magazzino di crine, si arrampicavano su di una tettoia, l’attraversavano nella sua lunghezza e, superato lo sperone di un muro, raggiungevano il muro di cinta.