Si è aperto davanti alla Corte d'Assise di Cagliari il processo ad Andrea Pinna, il 35enne accusato dell'omicidio volontario premeditato e dell'occultamento del cadavere di Fabio Serventi, il 24enne scomparso il 21 marzo dello scorso anno dalla casa del nonno a Perdaxius.

Stamane la Corte presieduta dal giudice Giovanni Massidda ha ammesso gli elementi di prova presentati dalla pm Rossana Allieri e dagli avvocati di parte civile, Patrizio Rovelli e Fabrizio Rubiu che rappresento la famiglia.

I genitori di Serventi erano presenti in aula e, attraverso il loro avvocato, hanno rivolto ancora all'imputato la richiesta di far trovare il corpo del figlio.

Scortato dalla polizia penitenziaria, era presente anche Andrea Pinna, tutelato dall'avvocata Teresa Camoglio, che ha sempre ribadito la sua innocenza eppure rischia l'ergastolo. Chiusa la fase dell'ammissione delle prove, la Corte ha aggiornato l'udienza all'8 settembre, giorno fissato per l'apertura del dibattimento.

IL DELITTO. L'omicidio, secondo l'accusa, sarebbe stato compiuto per un debito legato alla droga. Il corpo del ragazzo non è mai stato ritrovato, nonostante le imponenti ricerche compiute dai carabinieri e dai vigili del fuoco, che hanno anche setacciati i bacini e le campagne del Sulcis. Fabio Serventi viveva con i nonni in località Is Ergois (Perdaxius). Il giorno della scomparsa sarebbe uscito dall'abitazione con le ciabatte ai piedi, senza neppure prendersi le chiavi o il portafogli, preparato a rimanere fuori solo pochi minuti. Da lì in poi nessuna notizia di lui. Ad Andrea Pinna gli investigatori sono poi arrivati seguendo la scia di alcuni passaggi di mano dello scooter della vittima. A inchiodarlo sarebbe il ritrovamento proprio del motorino, ma anche una serie di intercettazioni ambientali nelle quali lo stesso imputato ammetterebbe con gli amici di aver compiuto un delitto su commissione.