E’ un piccolo centro di 492 abitanti, ma non per questo deve essere privato della propria identità o abbandonato. Ma, invece, è così che si sentono gli abitanti di questo paese ricco di storia e cultura della provincia di Cagliari, soprattutto i genitori di quei 29 bambini, la cui scuola è stata soppressa con il conseguente trasferimento in altri paesi.

“Siamo delusi, ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni – ci spiega una mamma, Lorena Pistis -.  Vogliamo essere ascoltati, ci stanno togliendo tutto. Paghiamo le tasse, cerchiamo i nostri diritti, i nostri figli non sono di serie B. Oltre alla scuola – continua Lorena con amarezza - ci hanno provato anche di altri servizi: non abbiamo una stazione dei carabinieri, il medico riceve 3 volte la settimana e anche il servizio di Posta è un problema”.

Chiedono di essere ascoltati, dunque, e di evitare spostamenti, pericolosi soprattutto nei mesi invernali. Per questo una sessantina di genitori lunedì scorso non hanno mandato i propri figli nella nuova scuola e hanno occupato lo stabile di Goni, da loro vigilato 24 ore su 24.

“Abbiamo occupato l’istituto e con l’aiuto di insegnanti volontari - precisa mamma Lorena -  i nostri figli svolgono regolarmente la lezioni. Frequentare un’altra scuola significa costringere i bambini a viaggiare ogni giorno per 30 chilometri tra andata e ritorno”.

“Se ci tolgono la scuola – conclude Lorena -  i giovani sarebbero costretti a spostarsi, andando incontro a un sicuro spopolamento, una triste realtà di tanti piccoli paesi. Qui rimarrebbero  solo gli anziani”.

Per i genitori la chiusura delle scuole non porterebbe a nessun risparmio effettivo: “tra spese viaggio, autista e accompagnatore, servizio minimo necessario per il trasporto dei bambini, la Regione andrebbe a spendere maggiori risorse".

Intanto, martedì prossimo, 20 settembre, mamme e papà sposteranno a Cagliari, sotto il palazzo della Regione, la propria protesta per chiedere a gran voce che la scuola non venga chiusa.