PHOTO
Sul capitolo scuola, nelle consultazioni di due giorni fa, il premier incaricato, Mario Draghi, ha posto una serie di indicazioni e obiettivi, a partire dalla necessità di una riorganizzazione del calendario scolastico. Dalla considerazione che i ragazzi hanno perso troppi giorni di scuola nasce l'ipotesi di un allungamento di un mese dell'anno scolastico, ovvero fino a fine giugno.
La notizia ha scatenato ovviamente parecchie reazioni.
“Posticipare di due settimane le lezioni, non crediamo sia fondamentale a risolvere il problema”, afferma il Coordinamento dei Presidenti di Consiglio di Circolo e d'Istituto della Regione Sardegna, nato nel 2020 in supporto a Dirigenti Scolastici, Famiglie, Insegnanti, personale ATA e amministrazioni locali.
“Una chiusura al 30 giugno – sostengono - allungherebbe, di parecchio, i tempi per gli scrutini, per gli esami di terza media e di maturità di secondo grado”.
“I docenti – continua il Coordinamento - anche durante la didattica a distanza, hanno sempre e continuamente lavorato, pur non in presenza, ma assicurando una continuità, benché problematica, nel percorso. Gli studenti sono confusi nell’organizzare, giorno dopo giorno, tra presenza e DAD, tra aperture e chiusure, tra i vari cambi di orario, il loro piano di studio. Le famiglie sono sfinite dai ripetuti cambiamenti che, giorno dopo giorno, sono costretti a subire, modificando la loro vita quotidiana. I dirigenti scolastici sono allo stremo; è dallo scorso mese di aprile che lavorano incessantemente per rimodulare l’offerta formativa”.
Per il Coordinamento “è innegabile che, soprattutto in Sardegna, a causa della digitalizzazione carente, molti studenti possano aver collezionato lacune nel percorso didattico. Pertanto, anche se a tutt’oggi non vi è certezza che queste notizie si possano avverare, questo coordinamento auspica che vengano prese in seria considerazione le singole dinamiche riferite ad ogni singolo istituto, e che eventuali modifiche al calendario scolastico, vengano valutate ascoltando tutte le componenti che gravitano nell’universo scolastico”.
“Auspichiamo – concludono - un sereno confronto collaborativo per una soluzione basata sul buonsenso e sulla reale necessità sociale e didattica”.