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Nel giorno della ripresa delle scuole per i sanitari che non vogliono, o non possono vaccinarsi, la notizia non è delle migliori. Ieri il TAR per la Sardegna nella sua decisione ha scritto di "ritenere insussistenti i presupposti per disporre la sospensione dei provvedimenti impugnati". I giudici amministrativi non ritengono dunque che l'interesse legittimo prospettato dai ricorrenti sia di interesse generale e pertanto ritiene che la questione vada discussa e approfondita nel merito, prima di bloccare le imminenti sospensioni dei cosiddetti "no-vax". Bisognerà attendere dunque, per conoscere la sospirata decisione che tiene in ansia migliaia di famiglie e mette a repentaglio la futura tenuta dei nostri presidi sanitari. La stessa sentenza continua poi affermando che "gli stessi non sono singolarmente qualificati rispetto alle distinte categorie professionali contemplate dalla norma e tra loro non omogenee sotto il profilo della tipologia del rapporto di lavoro e della relativa normativa, applicabile all'esito dell'iter in questione".
Provando a tradurre il "giudicesco", è probabile che, considerata la complessità dell'argomento in questione, si voglia attendere che la discussione nel merito scavi a fondo sulla questione, volendo magari risalire alla motivazione per la quale la legge sulla obbligatorietà vaccinale dei sanitari è stata votata in parlamento ed alle fonti del diritto di rango superiore che potrebbero anche rendere inapplicabili questi provvedimenti impugnati. Inoltre la corte amministrativa ha voluto spianare la strada a ricorsi cuciti addosso ai vari ricorrenti, i quali, una volta sospesi, potranno agire per il loro diritto soggettivo davanti al giudice del lavoro, che valuterà caso per caso se la norma, derivante dalla lettura del DL 44/2021, sarà sempre stata rispettata dalle varie ASSL che hanno emesso i provvedimenti sospensivi.
Il prof Granara, avvocato del foro di Genova e porta bandiera dei sanitari ormai etichettati come "no-vax", chiederà dunque al tribunale amministrativo un udienza di discussione che approfondisca la questione posta a base del ricorso, guardando in prospettiva al Consiglio di Stato. Nel frattempo i sanitari sospesi potranno decidere di rivolgersi al giudice del lavoro, sperando che questo trovi un presupposto per il reintegro. Oppure attendere a casa senza stipendio, mentre i colleghi vaccinati affronteranno da soli gli ormai perpetui disagi derivanti dalla mancanza di personale. Disagi che le nostre direzioni sanitarie da anni continuano a tentare di risolvere con le prestazioni aggiuntive dei pochi lavoratori rimasti, dopo i disastrosi tagli degli ultimi decenni.
Ciò che poi incuriosisce maggiormente di questa vicenda i lettori più profani, ma un po' sfrontati, è' il motivo per il quale si utilizzino fondi pubblici per stare in giudizio da parte del Comune di Quartu, piuttosto che dell'ANCI. Enti questi non direttamente coinvolti nella diatriba, ma evidentemente molto solidali nella lotta per la vaccinazione obbligatoria dei sanitari. Ad ognuno le sue ragioni, è evidente. Ma viene da chiedersi, perché non si sono costituiti in giudizio invece i sindacati di quei sanitari che hanno dovuto subire il vaccino solo per non perdere il sostentamento per se e per la loro famiglia? Inoltre ci chiediamo, come mai l'ordine degli infermieri si costituisce contro i suoi stessi iscritti, mentre il Sindacato Infermieri Italiani, con il tramite del suo presidente, denuncia che l'82% degli operatori si ammalano ancora, (quasi 2000 al mese, dunque in aumento esponenziale rispetto allo scorso anno) nonostante la doppia dose di vaccino ricevuta?