Per il regista di Nuraminis Gianclaudio Cappai, è come un ritorno a casa. La presentazione del suo ultimo lungometraggio dal titolo "Senza lasciare traccia", in programmazione nei cinema italiani dal 14 Aprile, è un’occasione per tuffarsi fra i ricordi della sua giovinezza trascorsa in Sardegna.

Non è dunque un caso se nella gremita sala del cinema Odissea di Cagliari, la maggioranza degli spettatori proviene dal piccolo centro abitato del Campidano, amministrazione comunale inclusa.

In un ventennio, l'ex studente di chimica è riuscito a guadagnarsi uno spazio nel panorama del cinema italiano. Abbandonato l'Ateneo cagliaritano, si iscrive all’Accademia internazionale dell'immagine de L'Aquila ottenendo il diploma in regia e sceneggiatura.

Nel 2006, con il cortometraggio “Purché lo senta sepolto”, vince  il Torino Film Festival e l'anno successivo ottiene la finale ai  Nastri d’argento.

Nel 2009, nella 66ma Mostra d'arte cinematografica di Venezia, presenta il mediometraggio "So che c'è un uomo" che lo proietta verso l'elenco dei più interessanti giovani registi italiani. 

"Il cinema è il linguaggio che mi riesce meglio". Intervistato da Antonello Zanda della Cineteca Umanitaria Sarda, Cappai si considera soddisfatto del suo ultimo lavoro:" Il film ha avuto una doppia vita. Il primo montaggio piaceva ai distributori e non al regista"

A tal proposito, dice: "Siamo partiti con una storia e poi gli attori ti danno una cosa: l'energia in più che non c'era nei soggetti iniziali".

"Senza lasciare traccia" è un film dalla trama complessa che merita comunque un plauso per la capacità di unire diversi elementi. L'ex allievo di Vittorio Sturaroi, tuttavia, è convinto che il suo film possa essere apprezzato dal pubblico e scherzosamente conclude cosi: 

"Se sbagli il primo film, non ti fanno fare il secondo".