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Una sorta di tendopoli, con alcuni "letti", panni stesi, in mezzo al fetore di rifiuti ed escrementi; una rete metallica, con tanto di lucchetto e catena, separa la zona 'dormitorio' dal resto della città.
Abitano qui una decina di senzatetto (tra sardi e algerini) che hanno trovato un rifugio di fortuna sotto il palazzone in uso per tanti anni all'Inail direzione Sardegna, (sede attualmente trasferita in via Sonnino, sempre a Cagliari).
Qui invece, tra vico Barone Rossi e via Nuoro, accanto alle porte sprangate e piantonate dalla ronda delle guardie giurate di un istituto privato a tutela dell'edificio, c'è una sorta di realtà invisibile, già comunque censita dalle forze dell'ordine.
Tra povertà e poca voglia di parlare di chi riposa su un letto seminascosto, i giornalisti non sono ben accetti: "Nessuno ci aiuta", dice a stento un uomo sulla quarantina, che fa cenno al cronista di andare via.
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