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A riprova di quanto il 'bilancio' dei separati si affidi al sostegno dei nonni, la Cassazione ha stabilito che un ex marito - un professionista che stando alla separazione consensuale doveva versare solo 300 euro al mese per la figlia - ora deve corrispondere 1200 euro per la ragazzina e 800 alla ex moglie perché la morte del nonno materno ha fatto venir meno "il consistente aiuto economico in favore di figlia e nipote" che l'anziano assicurava da quando il matrimonio, tra borghesi della Cagliari 'bene', era naufragato rovinosamente. I rapporti tra i due ex sono monitorati dai servizi sociali per l'elevata conflittualità. La gestione della figlia è affidata alla madre perché il padre ha avuto un "comportamento aggressivo" nell'esercizio del ruolo genitoriale per "difficoltà di certo non attribuibili alla ragazzina". In futuro le cose potrebbero cambiare e si potrebbe arrivare all'affido condiviso.
Era stata la ex moglie, Monica M., una donna di cinquanta anni che non ha mai lavorato nonostante una laurea triennale e l'abilitazione all'attività di giornalista, a rivolgersi al Tribunale per chiedere la modifica delle condizioni di separazione dopo l'improvvisa scomparsa di suo padre, a soli 71 anni. Il legale della donna aveva chiesto che l'ex marito, Michele S., fosse obbligato a versare un assegno mensile di 1800 euro per madre e figlia, ma i giudici di merito sono andati oltre la richiesta e hanno elevato la cifra a 2mila euro. Dei quali, 1200 per la figlia che ha dodici anni e esigenze "presuntivamente" destinate a crescere, e 800 per la ex moglie la cui capacità di reddito è stata ritenuta "inesistente" per l'età della signora e l'assenza di curriculum.
Ad avviso degli 'ermellini', correttamente la Corte di Appello di Cagliari ha respinto il reclamo di Michele S. contro l'impennata dell'assegno considerato che "la morte del padre di Monica M. aveva determinato un rilevante mutamento delle sue condizioni economiche facendo venire meno il consistente aiuto economico in favore della figlia e della nipote".