Praticavano il bracconaggio per poi rivendere al mercato nero la carne di daini, cervi e cinghiali. Sette operai dell'agenzia Forestas, secondo quanto accertato dagli uomini del Nucleo investigativo regionale del Corpo forestale, sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di furto, peculato e ricettazione.
Avevano il compito di vigilare, di controllare il perimetro del parco regionale di Gambarussa, nel territorio tra Capoterra e Assemini, per salvaguardare gli animali dai bracconieri e la vegetazione.

Ieri mattina circa cinquanta uomini del Nucleo investigativo del Corpo forestale regionale con l'aiuto dei colleghi delle Stazioni dell'ispettorato di Cagliari hanno perquisito nel dettaglio le abitazioni degli indagati, recuperando complessivamente 12 tra corna e teschi di cervo, ma anche un quintale di carne e numerose trappole, lacci, reti e tagliole utilizzate per uccidere le prede.
 Le indagini del Corpo forestale non sono ancora concluse. Gli investigatori stanno lavorando per capire a chi veniva venduta la legna e soprattutto la selvaggina, se solo a privati o se finisse anche sui tavoli di qualche ristorante. 

“Attendiamo gli esiti dell'inchiesta della Magistratura che vede Forestas parte lesa”, hanno commentato l'assessora della Difesa dell'Ambiente, Donatella Spano, e l'amministratore unico dell'Agenzia, Giuseppe Pulina.

“La nostra posizione sarà ferma – hanno sottolineato - metteremo in campo tutte le azioni possibili, costituendoci parte civile e utilizzando tutti gli istituti contrattuali, sino al licenziamento,  per tutelare il nome e l'immagine di Forestas e dell'intera Regione".