“Un servizio importante, quello del pronto soccorso di Cagliari, dove medici, infermieri  e gli operatori socio sanitari, oltre che radiologi, sono ormai sotto organico, ambulanze ferme nei presidi 5/6 alla volte anche per più di 8/12  ore  senza nessun tipo di differenza   tra  i pazienti con o senza presidi medici (spinale , collare , materasso a depressione ), nonostante ci siano protocolli  rigidi e chiari che andrebbero seguiti e che invece così provocano ulteriori danni al paziente. Inoltre bisogna considerare che avendo tante ambulanze ferme negli ospedali si corre il rischio di tenere il territorio scoperto, con conseguenze chiaramente evidenti”. 

Comincia così il testo dell’interrogazione del consigliere comunale del Gruppo Misto, Alessandro Sorgia, rivolta al primo cittadino Massimo Zedda: “Problemi e disagi – rammenta il rappresentante di palazzo Bacaredda – che riguardano tantissimi cittadini con altrettante e numerose lamentele. Il paziente,  oramai sistematicamente, prima di entrare al triage sia barellato che a piedi deve aspettare molto tempo; tempo che può variare da 10/20 minuti a diverse ore. Una volta che finalmente viene valutato lo stato di salute  inizia il vero calvario, poiché non viene praticata nessun tipo di terapia del dolore nè  altro trattamento necessario nell’ immediato, a meno che uno non sia in pericolo di morte imminente; spesso e volentieri, diciamo quotidianamente, si verificano casi “allucinanti” di pazienti, che dopo parecchie ore  di attesa, esausti dal dolore e presi dalla disperazione rientrano nelle proprie abitazioni e purtroppo a volte la  conseguenza di questo può essere anche di morte per malasanità; altri ancora esasperati vanno in “escandescenza” rischiando un ulteriore peggioramento dal punto di vista della salute oltre al rischio di essere denunciati dal personale dell’ospedale”. 

L’organico 

“Questi ormai sono casi di ordinaria amministrazione e il personale dei pronto soccorso può sembrare indifferente – evidenzia Alessandro Sorgia - ma la causa è dei turni snervanti e delle poche risorse utilizzate per ogni turno , manca l’organizzazione, il personale, le strutture; arrivare al pronto soccorso dovrebbe essere come giungere in una isola di salvezza e invece molto spesso è una doppia condanna.  Le storie che ci si sente raccontare fanno rabbrividire e nel mondo del soccorso ci sarebbero da scrivere  libri su queste problematiche, si dovrebbero chiamare a testimoniare i nostri soccorritori del 118, i quali in Italia sono utili ma inutili, indispensabili ma odiati, diventano il terrore del triagista poiché aggiungono lavoro al suo lavoro; spesso e volentieri trattano codici rossi e gialli che dovrebbero essere di competenza delle medicalizzate, ma che purtroppo sono insufficienti nel territorio e con mezzi obsoleti (vedi il caso di pochi giorni fa dove un mezzo di soccorso avanzato (medicalizzata) si è incendiato e per puro miracolo non è avvenuto il peggio nè al paziente né all’equipaggio, considerando che all’interno spesso ci sono 3/4  bombole dell’ossigeno).
Una domanda è: “perché tenere il paziente nella barella? Le lettighe delle ps dove sono finite , dove sono stivate? Inesistenti?
I soccorritori sono persone come noi, lavoratori che gratuitamente prestano servizio per il bene della comunità tutta, e diciamo pure che senza di loro sarebbe una catastrofe.  Perchè non dare a queste persone  dei giusti meriti, innanzitutto per chi almeno milita 5 anni con tutti gli attestati, la possibilità di accedere all’università senza passare da il blocco del test di ammissione per medici infermieri e le altre categorie sanitari dovrebbe essere  un diritto acquisito.
Predisporre un nuovo percorso formativo universitario per “soccorritori specializzati” diciamo paramedici, cosi da far salire il livello di servizio per  tutti affinché possano “fare” veramente.
Sarebbe anche giusto che quando non sono in servizio – conclude Sorgia - attraverso un documento di riconoscimento possano entrare in reparto senza vincoli alcuni  e che  il termine ultimo di un soccorritore non sia l’età anagrafica ma l’idoneità a prestare servizio volontariamente al  118 e alla protezione civile”.