Nel piccolo centro del Mandrolisai, il giorno dopo la tragedia, c’è un grande silenzio e un profondo dolore che attraversa tutta la comunità.

Giuseppe Manca, il gioielliere trovato morto in casa dopo essere stato imbavagliato e legato a una sedia, era una persona stimata da tutti. Una rapina finita nel modo peggiore. Gli inquirenti ricostruiscono la scena: i malviventi, nella notte tra lunedì e martedì, dopo aver forzato il portoncino di legno sul retro della palazzina sarebbero scesi nella gioielleria per rubare tutto il possibile.

Forse i banditi, nel tentativo di guadagnare la fuga e scappare, hanno fatto rumore svegliando Giuseppe che se li è trovati di fronte. I delinquenti lo hanno preso e legato a una sedia e anche imbavagliato per impedirgli di urlare ma quella stretta gli è stata fatale: è morto soffocato.

Lilly, la sua cagnolina, gli è stata accanto fino all’arrivo dei carabinieri, allarmati dalla signora delle pulizie che non riuscendo ad entrare in casa, dal momento che il portoncino d’ingresso risultava bloccato dall’interno, ha temuto che fosse accaduto qualcosa di grave.

Il gioielliere era conosciuto non solo per l’attività che svolgeva ma anche per il suo modo di rapportarsi con le persone. Sorridente e cordiale con tutti, amava stare in compagnia. Era figlio unico: sua madre era morta di parto nel darlo alla luce e anche il padre, provato dal dolore, era venuto a mancare qualche anno più tardi.

Rimasto orfano in tenera età, Giuseppe era cresciuto protetto dall’amore di una famiglia molto unita e soprattutto dalle due zie, sorelle del padre, titolari della Gioielleria "Cose belle" che il nipote gestiva da una vita.