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D’ora in poi, dunque, all’agenzia delle entrate arriveranno i dati relativi non solo alle operazioni per le quali è obbligatoria l’emissione della fattura (a prescindere dall’entità della cifra), ma anche quelli per importi superiori a 3.600 euro. Dovranno produrli i contribuenti tenuti alla liquidazione Iva trimestrale. Questi ultimi dovranno indicare per ciascun cliente o fornitore tutte le operazioni.
A questo punto, però, la paura del cittadino onesto continua a esserci e non deriva tanto dai possibili controlli del fisco nei suoi confronti, quanto, invece, dalla preoccupazione che ancora una volta non sia destinatario e vittima di quegli accanimenti derivanti in larga misura dal fatto che ci sono contribuenti finora definiti come tali soltanto dalla normativa, ma che nella realtà non hanno mai pagato le tasse, oppure l’hanno fatto solo in parte. Sono troppi, infatti, i precedenti negativi perché nello “spesometro” si riponga tutta la necessaria fiducia. In realtà, la nostra è una paura antica, che affonda le sue radici in una “cultura” tutta italiana per cui “fatta la legge, trovato l’inganno”.