Il 27 aprile 1831 Carlo Felice di Savoia muore a Torino, presso Palazzo Chiablese, senza lasciare eredi, ponendo di fatto fine al ramo principale dei Savoia. Quinto figlio maschio di Vittorio Amedeo III, la sua storia è strettamente legata a quella della Sardegna, tanto che in Piazza Yenne, nel centro storico di Cagliari, ne è stato realizzato un monumento. Sbarcò per la prima volta nel capoluogo isolano il 3 marzo 1799, con suo fratello, il re Carlo Emanuele IV di Savoia, e tutta la famiglia reale. Nel 1802 Carlo Emanuele abdicò, non avendo avuto figli, e lasciò il trono a Vittorio Emanuele, che tuttavia non prese possesso dei domini in Sardegna e preferì affidarli proprio a Carlo Felice, in qualità di viceré.

GLI ANNI IN SARDEGNA

Il suo governo sull’isola divenne ben presto mal tollerato dalla popolazione, in quanto rigido e oppressivo. “Ammazza, ammazza, per il bene del genere umano”, avrebbe scritto al fratello sovrano in un periodo di violenta repressione seguito ai moti rivoluzionari sardi. Per quello che fu un vero e proprio regime militare da lui instaurato, venne rinominato dal popolo “Carlo Feroce”. Dopo la rivoluzione del 1821 a Torino, il 12 marzo Vittorio Emanuele abdicò in favore del fratello Carlo Felice, che divenne dunque sovrano a tutti gli effetti.

Il 27 settembre 1822, dopo aver ristabilito la pubblicità delle ipoteche e codificato il diritto penale militare, Carlo Felice promulgò l'editto sulla riforma dell'ordinamento giudiziario civile che, però, escluse la Sardegna, mentre il 16 gennaio 1827 promulgò il Corpo delle leggi civili e criminali pel Regno di Sardegna, che sostituivano le normative ormai datate alla Carta de Logu (14 aprile 1392). Abolì inoltre la tratta degli schiavi, disponendo che chiunque si trovasse in cattività su una nave battente bandiera sarda ottenesse la libertà. A lui si deve la costruzione della strada da Cagliari a Porto Torres, oggi Strada statale 131 Carlo Felice. Alla sua morte volle essere sepolto nell'abbazia di Altacomba in Savoia e la corona reale passò al ramo dei Savoia-Carignano, con Carlo Alberto suo successore.

MONUMENTO A CARLO FELICE

La statua a lui dedicata, nel cuore della città, fu realizzata nel 1830 dallo scultore sassarese Andrea Galassi, su commissione degli stamenti del Parlamento Sardo. Il monumento, in stile neoclassico, è alto 4 metri e raffigura il re nelle vesti di un soldato romano con elmo, toga e corazza. Eseguito con colata in bronzo su forma in gesso dai formatori Felice Andreani e Camillo Torrenti, fu completato nel 1860 dall’architetto Gaetano Cima, con il basamento alto il doppio della statua, ispirato alle architetture romane, così come le iscrizioni e i decori.

«Qui comincia la via 
Da Cagliari a Porto Torres 
Decretata e sovvenuta del suo
Da Re Carlo Felice
E qui di Lui sorge
La immagine in bronzo»

E’ quanto si legge sull’iscrizione del basamento. Il braccio destro, disteso, avrebbe dovuto indicare la direzione della Strada Regia che porta il suo nome ma, essendo stato collocato in una posizione diversa rispetto a quella originariamente immaginata, indica la direzione opposta. Sui quattro lati del basamento campeggiano le epigrafi redatte dallo storico cagliaritano Pietro Martini.

PROCESSO ALLA STATUA

Considerata l’immagine poco felice che l’esperienza in Sardegna del sovrano ha consegnato alla storia, più volte in passato si è posto il quesito se non fosse il caso di rimuovere la statua. Negli ultimi giorni di ottobre del 2012 fu stata oggetto di una manifestazione in ricordo dei fatti di Palabanda, per i quali ricorreva il duecentenario, quando carestia ed epidemie innescarono la miccia della ribellione dei sardi contro i piemontesi.

La statua fu completamente ricoperta di teli bianchi e alla sua base fu esposto uno striscione che ricordava l'anniversario. L’iniziativa era volta a sensibilizzare i cittadini cagliaritani e la popolazione sarda sulla necessità di conoscere la storia dell’Isola, premendo sul fatto che i rapporti fra Sardegna e Savoia furono infelici e problematici, e che pertanto la presenza del monumento di un re Sabaudo quale simbolo del centro cittadino fosse qualcosa di inopportuno. Di recente, dopo la morte di Gigi Riva, simbolo della riscossa e dell’orgoglio del popolo sardo, la statua di Carlo Felice è finita nuovamente al centro del dibattito.

GIGI RIVA PER CARLO FELICE: LA PETIZIONE

Ecco, quindi, che quella che è nata come una semplice immagine, fotomontaggio, col leggendario attaccante rossoblù al posto del sovrano, è rapidamente divenuta una vera e propria manifestazione della volontà popolare, tanto che online è nata una petizione che conta oltre 1.700 firme. “Il largo, la via più bella, quella che accoglie i viaggiatori, quelli che si godono Piazza Yenne di notte, chi torna o parte per un viaggio, chi la guarda estasiato dall'alto di Castello: questa via deve essere dedicata a Gigi Riva. I monumenti rappresentano quello a cui la popolazione è davvero legata. Carlo Felice appartiene al passato e nessuno è affezionato a lui. Gigi Riva muove i cuori di tutte le persone che vivono in questa città. Largo Gigi Riva e statua subito!”, titola la petizione online.

In tanti hanno accolto con favore questa idea; c’è invece chi propone di intitolargli la strada statale, sempre sostituendo il nome di Riva a quello del re, come simbolo dell’unione di un’intera isola, e, ancora, chi ritiene che seppur rappresenti un capitolo triste della storia isolana non sia corretto rimuovere il monumento. Questo fervore, rianimato dalla scomparsa di “Rombo di Tuono”, ha posto quindi nuovamente al centro del dibattito la “monumentale questione”, che oggi più che mai prende vita in nome di un uomo che sì, nel cuore dei sardi è entrato senza fare distinzioni, impresso per l'eternità.