A fronte dell'emergenza coronavirus, anche il mondo dell'università si è dovuto adattare a una nuova impostazione del lavoro. Riorganizzazione di didattica, riprogrammazione dei calendari, esami e sessioni di laurea a distanza, biblioteche e uffici chiusi per settimane, servizi in stand-by. Adesso che la fase critica sembra essersi esaurita e la società riprende a camminare, gli studenti chiedono una maggiore attenzione per i propri diritti.

E' in quest'ambito che alcuni universitari dell'ateneo di Sassari hanno scritto all'Ersu, che dall'inizio della Fase 1 ha chiuso alloggi e mense. Gli studenti sono dovuti così tornare nei propri paesi d'origine, con tutta una serie di disagi che questo comporta. Ovviamente, in quel momento, era l'unica strada percorribile vista la situazione di emergenza che nell'Isola ha riguardato in maniera particolarmente significativa la città di Sassari. Ora, però, i beneficiari cercano di avviare un dialogo costruttivo con l'Ente regionale per il diritto allo studio.

Nella missiva si legge: "Siamo coscienti del fatto che la situazione attuale sia un evento storico di difficile gestione per tutti, siamo consapevoli anche del fatto che per voi non sia stato semplice prendere provvedimenti e misure per garantire la sicurezza all’interno delle residenze universitarie. Abbiamo compreso e apprezzato l’impegno dell’ente per rendere le strutture quanto più sicure possibili".

"Tuttavia - proseguono gli studenti -, da qualche settimana abbiamo visto come le misure restrittive dei mesi scorsi siano state allentate per la maggior parte dei settori lavorativi e non. Motivo per cui abbiamo ragionevolmente sperato che anche le residenze universitarie, in quanto rappresentano a tutti gli effetti un domicilio temporaneo, fossero nuovamente fruibili per tutti. A tal proposito, ci preme dirvi che per noi la stanza assegnata in residenza non rappresenta un mero punto di appoggio per le lezioni in presenza, come ci è stato più volte ripetuto. Se per mesi il mondo in qualche modo sembrava essersi fermato, per noi che siamo per la maggior parte studenti, questo non è avvenuto. Per alcuni di noi la didattica a distanza non è stata affatto semplice perché, purtroppo, non tutti hanno una linea internet fissa, non tutti hanno una situazione di serenità in casa propria e non tutti riescono a studiare liberamente in ambienti in cui i nuclei familiari sono numerosi. Motivi per i quali tanti studenti scelgono di rimanere nella sede universitaria anche durante i periodi di sessioni d’esame, pur non necessitando certo della presenza continua in città, se non per le giornate in cui devo sostenere l’esame stesso".

E ancora: "Molti di noi hanno costruito una propria vita nei luoghi in cui studiano, c'è chi svolge tante altre attività oltre allo studio. Attività che, non potendo usufruire dell’alloggio, sono impossibili da continuare a svolgere. Oltre a tutto ciò riteniamo che, a prescindere dalle motivazioni soggettive di ognuno di noi, usufruire della propria stanza sia un diritto in quanto questa è già stata pagata con i soldi che l’ente stesso ha giustamente detratto all’inizio dell’anno accademico".

"Da alcune settimane sono state aperte persino le biblioteche per effettuare i prestiti di libri che per noi sono fondamentali, sia per gli esami sia per ricerche di tesi, e che naturalmente risultano essere maggiormente reperibili con la possibilità di avere il proprio domicilio nella città di Sassari. Inoltre, non capiamo le motivazioni che sono state date agli studenti quando è stato fatto loro divieto di tornare nelle residenze, poiché rappresenterebbero dei veicoli di contagio. All’interno delle residenze stesse sono rimasti alcuni ragazzi che, in virtù proprio del fatto che le precedenti misure restrittive abbiano subìto un allenamento, sono liberi di riprendere giustamente a frequentare alcuni luoghi pubblici e che dunque potrebbero essere a loro volta soggetti al contagio".

"Per le suddette ragioni - prosegue ancora la lettera -, queste sono le richieste che avanziamo:

-La ripresa del servizio alloggio per gli studenti che ne hanno necessità nei mesi di giugno e di luglio;

-Il rimborso della retta detratta per il servizio mensa, qualora non fosse possibile riprenderlo anche con vie alternative;

-Per gli studenti rimasti in residenza attualmente: la possibilità sia di poter utilizzare nuovamente, con le dovute cautele e con numero di persone ridotto, le aule studio, sia di poter fare rientro a casa dalle loro famiglie, senza che questo precluda la possibilità di fare nuovamente ritorno nella residenza universitaria.

A nostra volta, l’impegno sarà quello di:

-Rispettare e far rispettare le regole della convivenza all’interno della struttura, al fine di scongiurare qualunque pericolo di contagio;

-Assumerci la piena responsabilità di tenere puliti, sanificati e vivibili gli spazi comuni e personali;

-Avere il pieno rispetto per le misure che l’ente deciderà di applicare all’interno delle strutture.

Con la presente lettera chiediamo dunque di essere ascoltati. Siamo aperti a qualunque tipo di dialogo e ricerca di una soluzione comune, anche perché siamo coscienti del fatto che questa non sia una situazione di passaggio, ma che si tratta di qualcosa con la quale dovremo fare i conti ancora per tanto tempo, adattandoci e cercando di convivere con questo tremendo virus che, sebbene nella nostra isola sembri essere tenuto sotto controllo da alcune settimane, non è ancora stato debellato. Proprio per questo siamo convinti che sia necessario trovare soluzioni, ma che il nostro diritto allo studio, del quale voi siete i garanti, non debba essere mai leso".