L’Ersu ha riaperto il servizio della mensa universitaria, esclusivamente in modalità d’asporto, prevedendo la struttura di via Trentino come punto di ritiro dei pasti, i quali – sia per pranzo che per cena, sei giorni su sette, sono a base di pane, affettato e cibo in scatola.

Gli studenti reputano irricevibile la soluzione messa in campo dall’ente, rifiutando categoricamente di dover campare a queste condizioni, e su queste basi hanno portato avanti la protesta stamattina, mettendo con le spalle al muro la dirigenza dell’ente, che ha promesso nuovamente risposte certe sulla riapertura delle cucine nelle Case dello Studente e sulla predisposizione di un servizio mensa adeguato per gli studenti e le loro più basilari esigenze.

La cosa che ha più di tutto acceso gli animi degli studenti, oltre all’inadeguatezza del servizio offerto, è stata la sospensione dei pasti della domenica, come se il diritto allo studio possa valere sono nei giorni feriali e che la domenica gli studenti non abbiano bisogno di mangiare. Bisogna infatti ribadire che le cucine degli studentati sono state chiuse in applicazione dei protocolli proposti dall’ente ad Ats.

Fa discutere anche la procedura di prenotazione, che non può essere disdetta ma viene scalata direttamente dal computo dei pasti, e quindi pagato anche se lo studente non dovesse più poterlo ritirare per un imprevisto.

L’emergenza sanitaria, e la crisi economica e sociale che ne consegue, vengono fatte pagare agli studenti, in particolare quelli che devono appoggiarsi ai servizi alloggio e mensa per poter studiare, e ai lavoratori delle mense che tuttora rimangono nella totale incertezza, a casa e senza stipendi.

L’interesse degli studenti si lega saldamente con quello di questi lavoratori: il diritto allo studio e il diritto al lavoro vengono messi in discussione da disposizioni che pensano soltanto a tagliare e risparmiare sulle spalle di queste categorie. L’Ersu persegue o avvalla queste politiche, rinunciando al proprio ruolo di garante dei diritti degli studenti.

Oggi la protesta degli studenti avanza e ottiene una convocazione straordinaria del consiglio di amministrazione Ersu, dove verranno discusse – forse per la prima volta con una certa serietà e concretezza – le rivendicazioni legittime portate avanti dagli studenti in questi mesi di mobilitazione.