Il risultato di un importante studio sulla variabilità genetica del Vaiolo delle scimmie condotto dall’Università di Sassari (Dipartimento di Scienze Biomediche e Dipartimento di Medicina Veterinaria), in collaborazione con diversi gruppi di ricerca di Roma, tra cui l’Università Campus Bio-Medico, è stato appena pubblicato sulla rivista medica Journal of Clinical Medicine.

Il virus del Vaiolo delle scimmie è in continua evoluzione? Dobbiamo preoccuparci? La risposta per entrambe le domande è non proprio.

A spiegarcelo meglio è il dottor Fabio Scarpa del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari: “I virus in generale sono sempre in continua evoluzione. Tuttavia, il risultato del nostro studio sottolinea che questo virus, in questo momento, presenta una variabilità genetica appiattita in termini di percorso evolutivo, con un tasso di crescita molto lento. Lentezza che gli impedisce un’espansione aggressiva come invece ha avuto il virus del Covid”.

“A livello mondiale, su tutti i 1.777 genomi da noi analizzati presenti nella banca dati da gennaio 2022 fino al 2 ottobre scorso – ci spiega - il virus del Vaiolo delle scimmie ha mostrato dei cluster piuttosto isolati con una marcata strutturazione geografica, nel senso che si evince che determinati lignaggi, determinate mutazioni, sono quindi localizzate in determinate zone, in determinati paesi e questi cluster sono scarsamente connessi tra loro. Il che significa che anche la diffusione è abbastanza lenta”.

Dottor Scarpa precisa che il virus si può classificare in due Cladi: la Clade 1 non è mai uscita dall’Africa ed è molto più pericolosa, mentre la Clade 2, esce dall’Africa ed è quella presente da noi, è meno grave, presenta sintomi più lievi. La Clade 1 ha un tasso di mortalità 10 volte superiore a quello della Clade 2. “Questo dato unito all’attuale dinamica delle popolazione virale – sottolinea il nostro intervistato – ci deve far tranquillizzare”.

“Noi – continua - ci siamo occupati di studiare la variabilità genetica del sottolignaggio Clade IIb B.1 proprio perché è quello particolarmente diffuso in Europa. Abbiamo eseguito analisi genetiche volte a valutare la taglia della popolazione virale, un parametro che ti dice quanto il virus si sta espandendo e quindi consente di capire se il virus sta mutando rapidamente estendendo il suo raggio d’azione”.

Lo studio dell’Università di Sassari conferma ulteriormente che il monitoraggio costante è l'unica via per avere le idee chiare, che si tratti di vaiolo, di Covid o ad esempio di West Nile.  “Qualunque considerazione va fatta dati alla mano”, evidenzia dottor Scarpa.

Dal 1° gennaio al 2 ottobre sono stati registrati 68.900 casi di vaiolo delle scimmie in 106 Paesi o aree del mondo e decessi sono stati 25. In Italia i casi confermati fino ad oggi, venerdì 4 novembre, sono 898, in Sardegna 6.