Nelle leggende e nei racconti tradizionali della Sardegna si stagliano una miriade di figure mitiche, riflesso di antiche credenze e rappresentazione fantastica di un immaginario collettivo radicato nelle piccole comunità isolane. Molte di queste vengono associate a entità maligne, portatrici di lutti e disgrazie. Una, in particolare, è nota e tramandata come “nunzio di morte”, che ogni qual volta si presenta trascina qualche anima nell'oblio. Trattasi de su Tragacorgios, la cui leggenda si tramanda presso la popolazione di Samugheo. Un essere malvagio che si destreggia fra le tenebre, e che nelle notti più buie si aggirava nel centro abitato e sceglieva un'anima da portarsi via, trascinando con sé la pelle rinsecchita di un animale con la testa ancora attaccata (da qui Tragacorgios, dove “traga” sta per “trascina” e “corgios” per “pelli” o “cuoi”).

PRESAGIO DI MORTE. Viene descritto come un essere dall’aspetto non definito, abnorme, che rumoreggia durante il passaggio preannunciando agli abitanti il lutto imminente. La pelle striscia sul selciato al ritmo della lenta andatura dello spirito mortale, trasmettendo un suono terrificante nel silenzio della notte. Si narra sia un’anima non accettata né in cielo né in purgatorio, che cerca la sua pace vagando per le strade, togliendola tuttavia a chi vi si imbatte. Il suo passaggio in paese coincideva con la scomparsa di una persona importante, solitamente di giovane età. Poteva trattarsi di un ragazzino oppure di un padre o una madre ancora giovani, la cui scomparsa portava nelle famiglie dolori e drammi. Questi sceglieva l’abitazione della vittima e vi si fermava davanti, e il giorno dopo il malcapitato sarebbe stato trovato morto. Tanti giovani impavidi diffidavano dai racconti sul Tragacorgios, e si sfidavano esibendosi in prove di balentia, convinti che si trattasse solo di credenze popolari, frutto della fantasia. 

Una leggenda narra di un ragazzo, noto in paese per il suo coraggio, il quale una notte udì il tipico suono del passaggio della malvagia creatura, e, per mostrare a tutti che non aveva paura e sdoganare il mito che si era creato attorno ad essa, decise di affrontarla. Su Tragacorgios sorpassò la sua abitazione, senza fermarsi, e il giovane lo seguì fino a raggiungerlo; lo trattenne aggrappandosi alle corna d’animale attaccate alla pelle da esso trascinata. Ciò che successe dopo non è dato saperlo, poiché l’impavido non poté raccontarlo a nessuno, trovato morto all’alba poco lontano dalla casa. 

RITUALI E CREDENZE. Per allontanare la minaccia, la gente di Samugheo escogitò alcune contromisure. Nei periodi in cui si registrava un alto numero di decessi e di disgrazie si teneva sa missa ‘e s’arretiru (la messa del ritiro), celebrata da sette sacerdoti per far sì che le anime maligne abbandonassero il paese. Anche nota come missa de sette preides, in base all’entità delle tragedie poteva essere celebrata da un numero inferiore di presbiteri, purché fossero dispari. Quando avveniva qualche decesso causato dal nunzio di morte, la notte successiva transitava anche su carru ‘e sa morte, che giungeva in paese por portar via l’anima del defunto.

CARRASEGARE. Come spesso accade nella cultura isolana, la figura de su Tragacorgios rivive nelle sfilate del carnevale tradizionale. E così se durante “A Maimone”, l’antico carnevale di Samugheo, dovesse capitare imbattersi in uomini vestiti con cappuccio e viso dipinto di nero, che trascinano pelli d’animale e accompagnano il loro passo lento con un bastone in legno, si potrebbe rivivere la sensazione dell’incontro che gli abitanti del posto provavano ogni qual volta trovavano nel loro cammino il portatore di morte, venuto da un mondo lontano e diventato oggetto di miti e leggende senza tempo.