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Non c'è niente, nella storia dell'uomo, che possa raccontare territori e culture in essi radicate meglio del mito. Un legame indissolubile quello fra storia umana e mitologia, nato dall'esigenza di fornire una risposta universale alle domande che da sempre ci poniamo. Fenomeni naturali, pratiche rituali, eventi quotidiani, persone e animali: tutto assume contorni fantastici, in una realtà distorta ma comunemente accettata dall'immaginario collettivo, tramandata nei secoli. Dal greco mỳthos ("parola", "racconto"), nasce come narrazione di particolari gesta compiute da dei, semidei, eroi e mostri, i cui racconti raggiungono luoghi remoti, insinuandosi nelle tradizioni che li fanno propri.
IL MITO DALL'ANTICA GRECIA ALLA SARDEGNA. In principio cantati o recitati oralmente, poi, con l'avvento della scrittura, incisi sulla pergamena. Dalla Grecia al Mediterraneo: colonizzazioni ed attività mercantili ne favorirono la diffusione, a Roma e poi in tutta Italia, sino alla Sardegna. Proprio nell'Isola, terra antica e di evocative memorie, il mito si espande e diventa parte integrante della quotidianità. E, esattamente come nell'antica Grecia, anche in Sardegna creature fantastiche si stagliano nell'immaginario mondo isolano, riprendendo e facendo proprie le leggende dei classici. Una di queste è su Traigolzu di Sindia, spaventoso essere molto simile, nelle sembianze, a una delle figure della mitologia greca più note: il Minotauro.
CACCIATORE DI ANIME. Viene utilizzato, come tante altre figure della tradizione sarda, come spauracchio per i più piccoli. Credenza popolare vuole che, nella notte tra il 14 e il 15 agosto, su Traigolzu emergesse dalle acque liberandosi dalle possenti catene che lo inchiodavano al fondale, per poi venire imprigionato la notte immediatamente successiva. Nelle 24 ore di libertà passava la giornata a creare scompiglio, alla ricerca di anime da trascinare con sé negli abissi marini.
Per questo motivo ai più piccoli, il giorno di Ferragosto, veniva fermamente sconsigliato di andare a fare il bagno in mare, poiché c'era il rischio che il Minotauro di Sindia li afferrasse portandoli via. Inoltre, il mito narra che su Traigolzu al calar del sole si aggirasse per le vie del paese trascinando le pesanti catene, sempre alla ricerca di vittime da sacrificare. “Corri a casa se no ti prende su Traigolzu”, era l'avvertimento che veniva dato ai bambini.
SU TRAIGOLZU NEL CARNEVALE SINDIESE. Per celebrare questa spaventosa creatura, proprio a Sindia è nata una maschera carnevalesca che la rappresenta. Secondo alcune testimonianze pare che su Traigolzu sfilasse fino al termine degli anni '20 dello scorso secolo, salvo poi finire nell'oblio per decenni. Tuttavia, nel 2011, grazie alle testimonianze e agli elementi forniti dai più anziani è stata ricostruita.
Oggi, in occasione del Carnevale sindiese, sos Traigolzos si presentano al pubblico indossando su gabbanu, lungo cappotto in orbace nero con cappuccio, stretto in vita da una corda in coda di cavallo, oppure in canapa intrecciata. Sotto vengono indossati i tradizionali pantaloni in fustagno nero, i gambali, accompagnati da sos cosinzos, scarponi artigianali fatti a mano e chiodati sulla suola (“bullittados”). Alcuni accompagnano ai consueti vestiti un bastone, la cui testa richiama nelle sembianze la figura demoniaca del Minotauro. Completano la maschera le immancabili e simboliche catene, che, trascinate dai Traigolzos, rievocano la leggenda e riportano alla mente le angoscianti dicerie della notte di Ferragosto, l'unica in cui il Minotauro di Sindia, libero dalle catene, diveniva predatore di anime.
Foto copertina: Elisa Bellotti