È stato il docufilm di Fabio Cavalli a chiudere, sabato a Ghilarza, la prima edizione dell'International Gramsci Festival. 

Un lavoro ambientato nel 2018 quando un gruppo di giudici della Corte Costituzionale decide di far visita, per la prima volta, agli istituti di pena: da Marassi a Genova per proseguire con San Vittore a Milano, da Firenze a Napoli.

“La sorpresa è stata nel vedere la reazione dei giudici in questo momento di incontro e constatare che anche i detenuti lo considerassero importante per il loro percorso. Sia negli occhi dei primi che dei secondi, ma anche in quelli delle persone che vedono il filmato, ho visto l’umanità – ha dichiarato il regista – forse sono riuscito a far cadere il velo, la nebbia del pregiudizio, per un attimo, mostrando i cuori, le anime e le menti degli uni e degli altri”.

“Quando sono entrato in carcere ero quasi analfabeta, poi ho ricominciato a leggere e piano piano mi è venuta la passione per la scrittura”, dell’ergastolano-scrittore nuorese Sebastiano Prino.

“Sono qui per portare questa mia piccola testimonianza che spero possa servire non solo ad altri che vanno a finire in prigione, ma anche a chi le prigioni le governa – ha aggiunto – per dare veramente un cambiamento dentro quei posti perché da quei posti possono uscire delle persone migliori. Bisogna volerlo, soprattutto da chi sta in alto”.

Una tre giorni caratterizzata dalla ripartura della Casa Museo dedicata ad Antonio Gramsci. “non vogliamo un museo imbalsamato, ma capace di permettere alle tematiche gramsciane di interagire con mondo. Finora si è fin troppo sottovalutato il forte richiamo internazionale che Gramsci può esercitare, non solo come risorsa di pensiero civile ma anche come risorsa economica per tutto il territorio”, ha sottolineato il presidente della Fondazione, Giorgio Macciotta.