Ancora un successo per Archeo Fonni, giunto quest’anno alla sesta edizione e promossa dalla attivissima Pro loco in sinergia con l’Amministrazione comunale guidata dalla Sindaca Daniela Falconi.

Una due giorni interamente dedicata alla cultura e alla scoperta di uno degli angolo più suggestivi e incantevoli della nostra isola, situato nel cuore della Barbagia.

La presentazione dei libro “Sambenaos onnennos”, curato da Raffaele Cau, si è alternato alla passeggiata ecologica di ieri, alla scoperta del Nuraghe di Tanca Manna, delle Domus de Janas di Sedda Oddorai e Gariunele e il Nuraghe Dronnoro. Il tutto condito da un pranzo tra le querce nel parchetto del lago del Govossai. 

“Se sommiamo questo incredibile patrimonio che abbiamo visto – questo il commento della prima cittadina –, con i nostri siti di Gremanu e Madau, ma anche con tutte le tombe dei giganti, nuraghi, domus de janas nel nostro territorio non ci vuole uno scienziato per capire che abbiamo un gigantesco museo a cielo aperto inserito in un ambiente che dire straordinario è davvero riduttivo”. 

“E in quanti paesi della Sardegna è così? – aggiunge la Falconi -Praticamente ovunque. Un patrimonio inestimabile che, salvo alcune rare e invidiabili eccezioni, è affidato alla cura di straordinari volontari (come nel nostro caso di oggi) che con la sola passione tengono viva la memoria e la scoperta”. 

“Cosa serve? Serve un immenso investimento sulla scoperta – ribadisce –, sulla conoscenza da parte di tutti i nostri bambini della nostra storia e dei nostri luoghi, sulla messa a sistema, sull’infrastrutturazione intelligente dei luoghi. I comuni da soli non ce la faranno mai. Serve un piano come minimo regionale, ma che vada fino al coinvolgimento del governo nazionale”.

“Noi – sottolinea la Sindaca –, qui, al massimo, come abbiamo fatto possiamo provare a sistemare i siti, renderli fruibili e sperare di riuscire ad affidarli. Ma serve altro. Serve coscienza collettiva. Di quelle che trasformano i luoghi più belli del mondo a luoghi che producono nuovi e migliori redditi”. 

“Dall’agricoltura alla pastorizia – conclude –, passando per le produzioni e l’accoglienza, fino all’impresa culturale. Senza assistenzialismo ma con assistenza vera alla crescita. L’assistenza di chi questi luoghi li abita e vuole abitarli ancora a lungo”.