Durante la Settimana Santa, un gruppo di studenti danesi ha partecipato a un viaggio studio a Iglesias con l'intento di immergersi nelle tradizioni, nella cultura e nella lingua italiana grazie all'iniziativa di "STUDIA.DK", una scuola di italiano specializzata esclusivamente sull’insegnamento della lingua e cultura italiana per danesi, creata da Enrica Lampis e Valentino Cocco, due giovani sardi che, grazie a un immenso spirito d’iniziativa, tanto coraggio e un grande amore per la propria terra e i viaggi, hanno dato vita a un’attività che permette loro di esprimere professionalità mixata a tanta simpatia, di viaggiare e contemporaneamente far conoscere al mondo le meraviglie della Sardegna, in particolare di Iglesias, dove vivono, e del Sulcis.

Le giornate iniziano con le lezioni di italiano tenute dall'insegnante Enrica, mentre le serate sono animate da varie attività che spaziano dal laboratorio di cucina tipica alla visita della storica miniera di Porto Flavia. I partecipanti hanno avuto inoltre l'opportunità di degustare vini sardi e partecipare a esperienze legate alla lingua italiana, come corsi di ceramica e la creazione di piccoli "baballotti" o "hermanos", figure tipiche delle tradizionali processioni iglesienti, da portare in Danimarca. Tra le altre attività previste c'è la visita alla suggestiva grotta di Santa Barbara e piacevoli passeggiate nel centro storico di Iglesias.

"Non si tratta solo di fare un semplice viaggio turistico da soli", ha dichiarato Valentino Cocco ai nostri microfoni, "ma di vivere un'esperienza che abbiamo personalizzato con un approccio culturale e linguistico". Gli studenti si dimostrano estremamente felici e pieni di entusiasmo, poiché si tratta di un'esperienza nuova per loro. "Organizziamo questa gita annualmente coinvolgendo gruppi diversi dopo che le persone hanno seguito le lezioni".

Sardegna Live ha raggiunto i partecipanti danesi per un'intervista su questa esperienza che stanno per portare a termine.

Cosa vi ha incuriosito maggiormente della prospettiva del viaggio in Sardegna?

"Dopo aver seguito diverse lezioni con Enrica, lei mi ha parlato del corso e del soggiorno qui in Sardegna - ha detto Ulrich Lindholm -. Mi sono subito interessato, perché Enrica è un’insegnante molto appassionata e preparata, e l’idea di trascorrere una settimana intensiva immersi nella lingua italiana mi ha convinto facilmente a iscrivermi. È un modo davvero efficace per imparare la lingua in modo intensivo, in tutti i suoi aspetti: ascoltare, parlare e, allo stesso tempo, vivere esperienze con persone e luoghi ispiratori in Sardegna. Un enorme grazie ai miei compagni di corso e, soprattutto, a Enrica e Valentino per questa splendida settimana in Sardegna, piena di esperienze stimolanti in un’atmosfera accogliente e piena di buon umore".

Quali differenze avete percepito tra la cultura danese e quella italiana, in termini di tradizioni, cucina e consuetudini?

"Ci sono molte differenze - afferma Morten Jøhnk -. In Italia le tradizioni di Pasqua sono più sentite rispetto alla Danimarca. In Danimarca, le tradizioni pasquali sono più legate al tempo passato in famiglia, mentre la religione ha un ruolo meno importante rispetto all’Italia. Le processioni di Iglesias ne sono un buon esempio. Anche il cibo rappresenta una differenza importante. La cucina tradizionale danese fa parte della gastronomia nordica, più pesante, con molta carne, patate e cavoli. Il cibo italiano, invece, è più leggero e spesso a base di pesce. Anche il clima è una grande differenza. Di solito mi piace il clima italiano, caldo e soleggiato, ma questa Pasqua in Sardegna il tempo assomiglia a quello danese (Ride!).

Cosa vi è piaciuto maggiormente di questo viaggio studio?

"In questo viaggio non abbiamo semplicemente imparato una lingua, ma abbiamo avuto l'opportunità di immergerci in una cultura e percepire lo spirito della città - dice Søren Riisgaard Mortensen -. Testa, corpo e tutti i sensi sono stati coinvolti in quest’esperienza. Abbiamo interiorizzato pronomi, tempi verbali e coniugazioni, che resteranno legati ai ricordi vissuti a Iglesias. La città ci ha accolti con calore. È stato estremamente interessante assistere alle vostre tradizioni pasquali e scoprire le bellezze naturali della zona, tra terra e mare. Si percepisce con chiarezza l’orgoglio e l’ospitalità sarda quando il cibo e il vino arrivano in tavola e le conversazioni prendono vita. Sono ricordi preziosi quelli che porteremo con noi a casa".

Quali nuove prospettive culturali hanno arricchito la vostra esperienza?⁠

"Per me è stata un’esperienza meravigliosa - risponde Ernst Doest -. Una settimana in cui ci siamo immersi nella lingua, nella cultura e nelle tradizioni italiane e locali. La possibilità di parlare, ascoltare, leggere e chiacchierare in italiano 24 ore su 24 è stata una sfida piacevole. Ogni sera ero stanco morto È stato indimenticabile parlare e lavorare con diversi imprenditori nel settore del vino, dell’agricoltura e della ceramica, ma soprattutto con Enrica e Valentino. Abbiamo imparato un po’ di italiano, fatto pasta a mano e poi mangiata tutti assieme, e realizzato germani e pavoni in ceramica. E siamo anche diventati esperti di vini sardi! Non mi aspettavo che la campagna in Sardegna fosse così verde e piena di alberi, montagne e natura imponente. È molto bella, soprattutto vicino al mare. Mi piace Iglesias e la sua gente. Gli abitanti sono gentili e ascoltano con pazienza quando parlo italiano. Insomma, tornerò in Danimarca con tante belle esperienze e con la voglia di continuare il mio percorso italiano".

Naturalmente, non potevamo esimerci dal riportare le riflessioni dei sostenitori di questa meravigliosa iniziativa, Enrica e Valentino. Dopo un lungo percorso di apprendimento, dedizione e competenza, finalmente vedono realizzato il loro sogno di promuovere il nostro splendido territorio a livello globale.

Cosa si prova a mostrare la propria terra a persone che non la conoscono?

"È un’emozione rara, difficile da tradurre a parole, probabilmente la più significativa del nostro lavoro. Ma insieme a questa gioia si fa strada anche una forte responsabilità: decidere cosa mostrare, cosa raccontare, quale volto della nostra terra e della nostra cultura mettere in primo piano durante una settimana di esperienza Turistico-Linguistico-Culturale. Col tempo, ci siamo resi conto che non è la bellezza del paesaggio a lasciare il segno, ma la qualità delle relazioni umane. Ciò che davvero conta per chi arriva – e per chi accoglie – è la possibilità di costruire legami reali, condividere momenti sinceri con la comunità. È lì che l’esperienza smette di essere semplice consumo e diventa qualcosa che resta".

Avete scoperto qualcosa che magari prima non conoscevate?

"Sì, a ogni viaggio scopriamo qualcosa che prima ci sfuggiva. Ogni studente, ogni esperienza condivisa durante i nostri viaggi studio, ci restituisce una Sardegna diversa da quella che credevamo di conoscere. È attraverso lo sguardo degli altri che impariamo a vedere meglio noi stessi. Le loro domande, le loro reazioni ci aiutano a rileggere la nostra identità con maggiore consapevolezza. Più che arricchirci di nuove nozioni storiche o culturali – che pure non mancano – è il riconoscere il valore della lentezza, della schiettezza nei rapporti, della semplicità del quotidiano ciò che davvero ci resta. E che, ogni volta, ci sorprende".

Pensate che neanche gli stessi sardi conoscano la Sardegna a fondo?

"No, e lo diciamo partendo da noi. Neanche noi, che siamo nati e cresciuti qui, sentiamo di conoscere davvero la Sardegna fino in fondo. Conosciamo quella che abbiamo vissuto, quella che guardiamo attraverso la nostra storia personale. Ma siamo consapevoli che l’isola è un mosaico di realtà locali, ognuna con la sua voce, e nessuna da sola può restituire l’insieme. Spesso, come sardi, pensiamo di conoscerla bene solo perché ci appartiene. Ma questa sicurezza, a volte, è più un’abitudine mentale che una vera consapevolezza. Ci accorgiamo che molte delle idee più diffuse su ciò che 'siamo' si fondano su racconti idealizzati: la Sardegna come la prima, la più antica, la più pura. Non mettiamo in discussione il valore straordinario di questa terra, ma crediamo che un certo orgoglio mal calibrato possa trasformarsi in auto illusione. Ed è proprio questo che ci spinge, ogni volta, a rimettere in discussione le nostre certezze e ad ascoltare con più attenzione le voci che raccontano la Sardegna da prospettive diverse dalla nostra".

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