PHOTO
Di recente, uno studio dell'Università di Cagliari sul velista oceanico Gaetano Mura è stato pubblicato nella rivista scientifica internazionale International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism: “Per gli sport estremi necessaria una dieta specifica”.
Per affrontare onde alte dieci metri dentro una barca di pochi metri quadrati, per resistere ad oltre due mesi di veglia interrotta solo da brevi micro sonni, per attenuare la fatica di governare un guscio di noce nell'infinito orizzontale degli oceani del Sud, oltre ad una ottima preparazione fisica e mentale, serve una dieta studiata con rigore scientifico.
È questa la conclusione a cui è giunto il team di ricercatori del Laboratorio di Fisiologia degli Sport dell'Università di Cagliari (Giovanna Ghiani, Sara Magnani, Azzurra Doneddu, Gianmarco Sainas, Virginia Pinna, Marco Caboi, Girolamo Palazzolo, Filippo Tocco) guidato dal professor Antonio Crisafulli, sull'ocean racer Gaetano Mura.
Il velista oceanico prima del tentativo di giro del mondo in barca a vela - in solitario, senza scalo e senza assistenza – ha chiesto una consulenza nutrizionale al centro di ricerca universitario. Alla dieta gli scienziati cagliaritani hanno accompagnato la misurazione dei parametri antropometrici prima e dopo la traversata degli oceani.
La ricerca è stata poi sottoposta al vaglio e alla validazione del comitato scientifico della prestigiosa rivista scientifica internazional . Un importante riconoscimento accademico per il laboratorio di fisiologia degli sport che ha firmato l'elaborato dal titolo: Caso Studio.
Lo studio si è composto dagli esami dell'atleta di Cala Gonone, in Sardegna, e la progettazione della dieta da consumare: contenuta in 120 buste sigillate con dentro i pasti. ”In questo caso, in imprese così estreme il cibo deve accontentare cibo, anima e palato – si legge nella ricerca -. Fattori tutti importanti e necessari per raggiungere l'equilibrio psicofisico adeguato in situazioni di forte stress prolungato”.
È stato evidenziato il fatto che durante: “La navigazione a vela in solitario il navigatore è spesso esposto a deprivazione di sonno e difficoltà a consumare pasti regolari – si legge nella ricerca - Spesso è stata riportata nei navigatori una considerevole perdita di peso”. I ricercatori si aspettavano di confermare questi elementi al ritorno dall'impresa, molto dura perché ci sono pochi sport in cui vi è uno sforzo così prolungato nel tempo, ma tutte le misurazioni ed i test ripetuti dieci giorni dopo la fine della traversata in solitario, durata 65 giorni, hanno evidenziato altro: “ Le misure antropometriche dell'atleta non sono cambiate significativamente”. Una grande resistenza fisica, nonostante alcune perdite localizzate: “nell'area lipidica del braccio e dell'aerea muscolare della coscia che sono diminuite”.
Queste le conclusioni del team guidato dal professor Crisafulli: “Possiamo affermare che i consigli nutrizionali siano stati utili per evitare eccessive modificazioni nella composizione corporea e nello stato nutrizionale dopo 65 giorni di navigazione solitaria, nonostante sia stata riscontrata una diminuzione nella capacità degli arti inferiori ed della funzione cardiovascolare dovuta al poco uso delle gambe durante la navigazione”.
In cambusa – se ne è occupata la nutrizionista cagliaritana e del team universitario Giovanna Ghiani - il navigatore oceanico aveva tanti prodotti sardi: pecorino, pane carasau, malloreddus, olio d'oliva, mandorle.