Una storia delicata e struggente sull'importanza della gentilezza con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino: altro appuntamento del ricchissimo calendario CeDAC Sardegna in scena a Oristano (19 febbraio, Teatro Antonio Garau), Alghero (20 febbraio, Teatro Civico Gavì Ballero), Olbia (21 febbraio, Cine/Teatro Olbia), Tempio Pausania (22 febbraio, Teatro del Carmine), San Gavino Monreale (23 febvraio, Teatro Comunale) e Carbonia (24 febbraio, teatro Centrale).

Sotto i riflettori Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, accanto a Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo (la voce di Muriel è di Anna Gualdo), interpretano una pièce sorprendente e poetica, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella e disegno di luci di Alessandro Nigro, musiche originali di Massimiliano Gagliardi e movimenti coreografici a cura di Erika Puddu: uno spettacolo in cui passato e presente si intrecciano mentre l'immagine di una bambina in fuga dai nazisti riaffiora nella mente dell'ormai anziana correttrice di bozze polacca che, prima di «perdere le parole», decide di ringraziare coloro che l'hanno aiutata e le si sono dimostrati amici nel corso della sua travagliata esistenza.

Nella consapevolezza dell'inevitabile scorrere del tempo e dell'approssimarsi della fine, Michka, sceglie di compiere un gesto insieme simbolico e rivoluzionario, che riempie di significato una semplice parola come “grazie”: così Maria, la figlia della vicina di cui si era presa cura al posto della madre assente e inaffidabile, che l'assiste in questa “impresa” insieme a

Jerome, giovane e appassionato ortofonista, diventa testimone di una vicenda minima e straordinaria.

"Avevo sentito parlare di questo romanzo una sera per caso e ne rimasi intrigato- racconta Paolo Triestino -. Quando poi l’ho letto mi ha letteralmente travolto, e ho subito pensato che fosse materia per il teatro. D’accordo con l’autrice ho cominciato a lavorarci, perché questo romanzo ha una polverina magica, di quelle quasi inspiegabili, che lo rende capace di toccare talmente tante corde ed è questo che un buon copione teatrale deve fare".