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Tecnologie sanitarie (biomedicali,elettromedicali, etc), arredi e attrezzature sanitarie e informatiche che non sono più utilizzate dalle strutture sanitarie pubbliche e private della Sardegna saranno donate, nell’ambito delle iniziative di cooperazione internazionale, ai paesi in via di sviluppo. E’ quanto prevede una delibera della Giunta regionale, che ha approvato la proposta del presidente Ugo Cappellacci di avviare una procedura sperimentale in questo campo.
L’iniziativa fa seguito ad un’altra delibera con cui la Giunta aveva firmato la ‘Carta della salute senza Frontiere’, assumendola come strumento di riferimento per tutte le azioni di cooperazione allo sviluppo in materia sanitaria promosse dalle strutture pubbliche e private dell’isola. La Carta - che si richiama ai principi di ‘SanitàPubblica Allargata’ - è stata firmata da associazioni non governative (ONG), università, enti e istituzioni. Prevede dieci specifici impegni e uno di questi è il recupero e la donazione di risorse strumentali delle Aziende Sanitarie pubbliche e private della Sardegna a Paesi in ritardo di sviluppo, per fini solidaristici e umanitari. Il presidente Cappellacci ha sottolineato l’utilità del riutilizzo di materiali e attrezzature mediche, ancora funzionanti, in contesti che soffrono di grandi ristrettezze e necessità.
La delibera prevede per le strutture sanitarie che aderiranno all’iniziativa, l’impegno a conservare i beni che intendono donare per fini umanitari per 4 mesi dalla trasmissione dell’elenco alla strutture regionale competente in materia di cooperazione internazionale. Trascorso tale termine senza alcuna richiesta, le strutture sanitarie procederanno alla dismissione degli stessi beni sulla base della legislazione vigente.