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La notizia della partecipazione del Tenore “Remunnu ‘e Locu” di Bitti alla 74^ edizione del Festival di Sanremo è una di quelle boccate d’ossigeno che fanno bene al cuore. Il canto della tradizione agropastorale sarda approda sul palco più prestigioso d’Italia per affiancare Mahmood (già trionfatore all’Ariston nel 2019 e nel 2022) nella serata delle cover.
Ci sarebbe da esultare e basta, brindare alla salute della Sardegna, delle sue millenarie tradizioni e dei tanti operatori del settore che di stagione in stagione, spesso con fatica, portano avanti un patrimonio straordinariamente complesso di canti, danze, ritmi e parole che riecheggiano dalla notte dei tempi.
Ci sarebbe, poi, da sintonizzarsi su Rai Uno venerdì 9 febbraio e rimanere in trepidante attesa di assistere a quella che si preannuncia essere una sorprendente e spettacolare esperienza artistica. Il profilo severo del canto a tenore che sposa i virtuosismi canori di Mahmood. Suoni gutturali e raffinati acuti che costruiscono architetture vocali e musicali su uno dei testi più densi di significato, Come è profondo il mare, di uno dei cantautori più geniali della storia della musica italiana, Lucio Dalla.
E invece no. A confermare l’ormai abusato assioma per cui noi sardi siamo poco propensi a fare squadra quando serve, incapaci di celebrare le rare gioie che ci sono date in sorte, l’opinione pubblica isolana si è cimentata in queste ore in una pedante e tediosa diatriba grammaticale legata al nome con cui la formazione di bittese si è presentata per l’occasione.
“Tenores di Bitti”, una dicitura che ha fatto infuriare gli “accademici” della limba suscitando un vespaio di polemiche sul web fra chi ricorda che il termine esatto per indicare una singola formazione canora è “tenore”, senza la “s” finale del plurale, e chi invece sostiene che in alcuni casi una simile licenza sia consentita. Il quesito “Si dice tenore o tenores?” è divenuto così il più googlato dell’Isola aprendo ad analisi e riflessioni.
FACCIAMO CHIAREZZA. Fra i tanti intervenuti sulla questione, l’assessore alla Cultura del Comune di Bitti Mario Sanna che cerca di fare un po’ d’ordine e placare gli animi. Avvocato di professione, Sanna è un profondo conoscitore della materia, pratica il canto a tenore fin da ragazzino ed è la voce solista di un’altra formazione di canto di Bitti, il Tenore Vitzichesu.
“La partecipazione dei Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu al Festival di Sanremo dovrebbe rappresentare motivo di vanto ed orgoglio presso tutti i cantori sardi, gli appassionati, ascoltatori e conoscitori del nostro modo di fare musica – scrive Mario Sanna su Facebook –. Ancora una volta, il canto a tenore varca i confini isolani per un confronto alla pari con i generi musicali di più ampio respiro. Tutti dovrebbero essere felici del traguardo raggiunto, posto che rende onore all’intera isola”.
“In merito alla bufera social circa la denominazione “Tenore di Bitti” o “Tenores di Bitti”, reputo inutile arrovellarsi in questa circostanza. Il canto a tenore, dopo la partecipazione a Sanremo, non subirà alcun danno culturale o d’immagine, tanto in termini di prestigio quanto in termini di autenticità. La tradizione rimarrà tale, così come la lingua sarda e le sue derivazioni”.
TENORE O TENORES? “Su più di cento formazioni stabili di canto a tenore presenti in Sardegna – aggiunge Mario Sanna –, il 99% continuerà ad usare la forma linguistica corretta e la denominazione “Tenores di….” continuerà ad essere prerogativa di una nicchia ben definita, stimata e rispettata. Invito tutti a riflettere sul fatto che tanto si è fatto e si sta facendo affinché il canto a tenore abbia il giusto riconoscimento e apprezzamento in tutte le sedi. Per me è un risultato straordinario e ringrazio chi ci crede e chi ci mette la faccia nonostante le difficoltà che ben conosciamo. Viva il canto a tenore, vivano i tenores sardi e tanti auguri ai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu”.
Intervistato da Sardegna Live, Mario Sanna approfondisce ulteriormente la questione: “I Tenores di Bitti si chiamano così da 50 anni, non hanno inventato il nome adesso. Penso che la grammatica non sia un’opinione: il canto a tenore è quello, si chiama così, e un gruppo composto da quattro persone si chiama ‘su tenore’. Quindi, chiaramente, è sbagliato dire ‘tenores’ riferendosi a una sola formazione. Lo sbaglio, però, non è stato commesso dal tenore Remunnu ‘e Locu, ma dai media che seguirono il gruppo fin dall’inizio. La formazione di Bitti ha sfruttato questa denominazione perché ormai era conosciuta così nell’ambito del mercato musicale. Discutere del fatto che i Tenores di Bitti abbiano il nome sbagliato è veramente assurdo e inutile. Ci si concentri invece sul fatto che per la prima volta il canto popolare sardo va in scena sul palco di Sanremo”.
Sanna fornisce un’analisi storica in merito: “Questa ed altre storture sulle denominazioni sono riconducibili a un periodo storico in cui le tradizioni stavano morendo e qualcuno, fra questi il Tenore Remunnu ‘e Locu, ha avuto la lungimiranza di riportarle in auge a costo di grossi sacrifici. All’epoca tutto ciò che riguardava il patrimonio artistico e musicale dell’isola era investito da un progressivo disinteresse che ha portato a perdere e modificare molti aspetti delle nostre tradizioni non solo in ambito canoro ma anche, ad esempio, nell’ambito del vestire o della lingua. Ora, fortunatamente, grazie a uno studio scientifico, si è recuperata un’attenzione maggiore e una nuova consapevolezza rispetto a quanto è stato tramandato”.