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Il 15 gennaio 2019 tentò di uccidere con cinque fucilate la sorella, il nipote e il cognato. Ma non riuscì nel suo intento, ferì solo quest'ultimo di striscio al volto.
Quel giorno, al culmine di un litigio per l'eredità, Giuseppe Cambone, 68 anni, imbracciò un fucile caricato a pallettoni esplodendo cinque colpi contro i tre familiari.
La Gup del tribunale di Nuoro, Teresa Castagna ha deciso per otto anni di reclusione per tentato omicidio plurimo e interdizione perpetua dai pubblici uffici.
L'imputato, assente in aula, dovrà anche pagare una provvisionale di 20mila euro a ciascuna delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Giovanni Colli e Francesco Mossa.
La condanna inflitta, dopo un'ora di camera di consiglio, è più lieve rispetto ai 12 anni di carcere sollecitati dal Pm Ireno Satta, come sottolineato dall’Ansa. Il giudice ha infatti escluso la premeditazione e ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. I difensori del 68enne, Gianluca Sannio e Alessandro Luche, si sono battuti in aula per la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni, sostenendo che il loro assistito sparò solo a scopo intimidatorio: se avesse voluto uccidere - questo il ragionamento della difesa - vista la distanza ravvicinata lo avrebbe fatto.
I difensori hanno anche chiesto di contenere la pena perchè le sue condizioni di salute sarebbero incompatibili con la detenzione in carcere. La condanna è stata accolta con soddisfazione dalle parti civili. "E' una sentenza che riconosce appieno l'ipotesi accusatoria del tentato omicidio, confermando la nostra ricostruzione dei fatti", commenta all'ANSA l'avvocato Giovanni Colli. I difensori dell'imputato aspettano di leggere le motivazioni del verdetto per decidere se andare in appello.