Nella chiesa parrocchiale di Sant’Elena imperatrice, a Tiana, si sono celebrati stamane i funerali di Marilena Ibba e Guglielmo Zedda, i coniugi deceduti in seguito al crollo della loro abitazione l'8 novembre. Alle esequie non è voluto mancare l’Arcivescovo di Oristano mons. Roberto Carboni. Ecco il testo dell’omelia che l’Arcivescovo ha pronunciato durante la celebrazione.

"Carissimo Alessio, carissimi parenti di Marilena e di Memo (come tutti voi conoscevate Guglielmo), carissimi zia Eugenia e zio Duccio a cui va il nostro affettuoso pensiero e saluto con l’augurio di una pronta guarigione…

In questi giorni la comunità di Tiana vive con sgomento, dolore ed enorme tristezza la tragedia che ha coinvolto una famiglia conosciuta, un uomo e una donna, Marilena e Memo, radicati profondamente in questa comunità, legati da tanti vincoli di parentela, di lavoro, di impegno sociale e umano verso tante persone.

All’improvviso due vite sono state spezzate e altre due sono in pericolo. Ci chiediamo con sgomento che cosa è successo? Perché? Cosa ha causato questa tragedia così improvvisa e terribile? Lasciamo alle autorità il compito di approfondire la dinamica e i motivi di questa tragedia. Noi siamo qui stamattina per stringerci prima di tutto ad Alessio che ha perso in modo improvviso e terribile i suoi genitori, e per pregare e sperare, con tutta la sua famiglia, nella guarigione dei nonni Eugenia e Duccio.

Questo è il tempo del silenzio e delle lacrime. Del silenzio perché nessuna spiegazione razionale può aiutarci a capire la fragilità della vita umana, e come questo dono bellissimo che è l’esistenza sia anche così delicato e possa essere ferito e ucciso, come diceva Pascal, da “una goccia d’acqua, da un vapore”. È questo il tempo del silenzio di fronte al dolore profondo di Alessio e dei familiari di Marilena e Memo. Le nostre parole di consolazione sono povere e deboli di fronte a una ferita così grande. Solo con la nostra presenza, arrivando da tanti luoghi anche lontani, ma vicini come lo è tutta la comunità di Tiana, senza molte parole vogliamo riconoscerci in questa umanità che oggi soffre e piange: vogliamo testimoniare la nostra vicinanza.

È questo il tempo delle lacrime, per tutti. Per questa comunità che si sente ferita, perché nei nostri paesi si intrecciano relazioni che mettono radici negli anni, amicizie, solidarietà, che ci fanno sentire parte della famiglia. È tutta la comunità di Tiana che piange questi suoi due figli; ma piangono anche quelli che non hanno conosciuto Marilena e Memo, che forse vengono da lontano, perché ci ritroviamo in questa umanità ferita, ne facciamo parte, e le lacrime sostituiscono le parole che non sappiamo dire.

Ma questo è anche il tempo della memoria. Di fronte alla distruzione e al dolore dobbiamo fare memoria delle cose buone che Marilena e Memo hanno seminato nella loro esistenza. Sono il tessuto della quotidianità che però costruisce la storia di persone speciali: come non ricordare l’attenzione agli anziani da parte di Marilena qui e anche nella diocesi di Nuoro. Il vescovo di Nuoro e Lanusei mons. Mura mi ha chiamato per esprimere la sua vicinanza, fare le condoglianze a tutta la famiglia e ricordare lo stile di umanità e attenzione che ha trovato in Marilena: l’impegno per la cura delle persone bisognose, il desiderio di far crescere la comunità in umanità, di renderla più accogliente. Accanto alla creatività e all’impegno di Marilena c’era Memo che la sosteneva, la incoraggiava, l’animava a fare bene, a sviluppare i suoi talenti, ad interessarsi agli altri. Una vita di coppia dove ci si aiutava e si cresceva insieme. È il tempo della memoria perché ciascuno di noi deve conservare quei semi di bene che sono stati seminati da queste due persone speciali nella vita di coloro che li hanno conosciuti da vicino. La cronaca di questi mesi ci obbliga a concentrarci più sulle violenze, sul male che sembra dilagare e non avere fine. Ma dobbiamo anche fare memoria del bene silenzioso che si fa strada, che esiste e cresce e si manifesta nella quotidianità di persone semplici.

Infine, la nostra presenza si fa invocazione. La nostra preghiera prende a prestito il grido del salmista che si chiede: perché Signore stai lontano nel tempo dell’angoscia? (Salmo 10) E poi continua: “Sono stremato dai miei lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giacigli, I miei occhi nel dolore si consumano” (Salmo 6). Di fronte al dolore l’unica parola di speranza ci viene dal Signore Gesù, dalla sua Croce e da quella promessa che Egli ha fatto a ciascuno di noi: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”.

Siamo qui stamane per accompagnare nel loro ultimo viaggio i nostri fratelli Marilena e Memo come lo fanno i cristiani, con la fede e la speranza. La fede e la speranza nel Signore Gesù che ci ha detto che la morte non ha l’ultima parola, che il bene fatto rimane nella memoria di Dio e non si perde e che le persone che abbiamo amato in vita le ritroveremo misteriosamente quando anche noi saremo nell’abbraccio del Padre. Li accompagniamo con la speranza, di poterci ritrovare nel Signore.

In ultimo, fratelli e sorelle, siamo qui stamattina anche ricordare a noi stessi la fragilità e la fugacità dell’esistenza. È un invito a vivere il tempo che ci è dato lasciando una traccia di bene, seminando il bene, facendo il bene. Il tempo della nostra vita sia un tempo significativo per questa umanità che ha bisogno di essere scaldata dal bene.

Concludo ancora una volta porgendo le mie e nostre condoglianze, la nostra vicinanza ad Alessio e ai parenti di Marilena e Memo. Conserviamo il ricordo di questi nostri fratelli alla luce della speranza in Gesù che vince la morte. Amen".

+ Roberto Carboni, Arcivescovo