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Sarà sottoposto a una nuova visita psichiatrica in carcere, dopo la rinuncia a presentarsi oggi in aula di un primo consulente della difesa, Masih Shahid, il 30enne pakistano accusato del tentato omicidio della sua ex compagna, Paola Piras, di 52 anni, e dell'uccisione del figlio di lei, Mirko Farci, di 19, che aveva tentato strenuamente di difenderla dall'aggressione dell'uomo, avvenuta nella loro casa di Tortolì l'11 maggio 2021.
Lo ha deciso la Corte d'assise di Cagliari accogliendo la richiesta dell'avvocato Federico Delitala che assiste l'imputato. L'obiettivo del difensore è quello di dimostrare la fragilità e gli squilibri mentali di cui soffrirebbe da tempo il 30enne.
Effettuata la visita, il nuovo consulente, Antonio Canu, esporrà la sua relazione nella prossima udienza fissata per il 7 dicembre prossimo. Secondo l'avvocato Delitala, la stessa Paola Piras avrebbe riferito agli inquirenti che il suo ex compagno soffriva di "manie maniacali e suicide" e che di sua iniziativa si sarebbe affidato a un centro di salute mentale.
Oggi la Corte ha sentito una teste della difesa, la cameriera della pizzeria sotto la casa di Paola Piras, che ha raccontato di essersi più volte interfacciata con la coppia e di aver raccolto i timori di lei per l'incolumità sua e della propria famiglia. Stando poi al racconto della testimone, Masih Shahid si esprimeva in un italiano comprensibile, smentendo quindi l'imputato quando affermava che alcuni messaggi ritenuti compromettenti dall'accusa non erano riconducibili a lui per via delle difficoltà con la lingua italiana.
Nell'udienza del 7 dicembre verranno sentiti, oltre allo psichiatra della difesa, il fratello di Mirko, Lorenzo Farci, e un amico pakistano di Masih Shahid. Paola Piras, rimasta in coma per mesi a seguito delle 17 coltellate inferte da Shahid, non era presente in aula, c'era invece l'imputato. La donna e i familiari della giovane vittima si sono costituiti parte civile con gli avvocati Marcello Caddori e Paolo Pilia.