Cinque ore per raggiungere da Ovodda l'ospedale di Nuoro, passando per quello di Sorgono: inutilmente perché serviva, con urgenza, un reparto di Ostetricia, che al San Camillo non c'è più. Chiuso per tagli.

Cinque ore fra visite, curve e tensione sull'ambulanza del 118. Cinque ore durante le quali una giovane ha scoperto di aspettare un bambino e che i crampi di cui soffriva erano una minaccia d'aborto. Cinque ore forse fatali, perché quando finalmente è arrivata in una sala operatoria del San Francesco di Nuoro, la gravidanza extrauterina si è conclusa nel peggiore dei modi: la giovane donna ha perso il suo bambino.

EMERGENZA Il dramma si è consumato mercoledì 21 ottobre. A raccontarlo è il marito della donna. Non desiderano essere identificati. «Vogliamo solo che non capiti più». Sono circa le 13.30 quando lei avverte forti crampi all'addome. Una telefonata al medico di base del paese, un primo controllo, poi la chiamata al 118. I volontari arrivano in tutta fretta da Gavoi.

Ma c'è subito una sorpresa: la centrale operativa del 118 di Sassari li indirizza a Sorgono. «Il medico di Ovodda - racconta l'uomo - ha spiegato per telefono all'impiegato del 118 che al San Camillo il reparto di Ginecologia è chiuso, che la paziente doveva essere visitata con urgenza, e che l'unica soluzione era Nuoro». Ma il 118, riferisce, è stato inflessibile: «Sorgono era il nosocomio più vicino, perciò la sola destinazione possibile».

L'IMPREVISTO Il viaggio è più lungo del previsto. «Dopo che abbiamo impiegato 47 minuti per un tragitto che in genere ne richiede 25 - sostiene il marito della paziente - i medici del Pronto soccorso hanno chiesto a mia moglie se fosse incinta. Non lo sapeva, le hanno fatto un prelievo di sangue».

Così si è scoperto che era in attesa e rischiava di abortire. Nuova corsa in ambulanza. L'arrivo a Nuoro alle 19.20. «Il medico ci ha chiesto perché fossimo giunti così tardi, visto che i dolori si erano manifestati intorno alle 13», ricorda il giovane. «Mia moglie incominciava a perdere conoscenza per l'emorragia». Alle 20 è in sala operatoria. Gravidanza extrauterina. Il bimbo non ce la fa.

Con molta compostezza, il padre mancato sorvola sul dolore familiare. Ciò che conta è che non si ripeta. «Sono le storture del sistema», lamenta il sindaco di Ovodda Cristina Sedda. «Il 118 è un servizio da tutelare, uno dei pochi rimasti sul territorio. Però quando si verificano questi episodi, e non è la prima volta, non si capisce perché non si tenga conto con buon senso del territorio in cui si opera».

 

IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO D'EMERGENZA: IL SAN CAMILLO ERA L'OSPEDALE PIÙ VICINO

 

 

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