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L'ipotesi di trasformare l'ex scuola di Polizia penitenziaria di Monastir in un centro di accoglienza per migranti non va giù ai cittadini ma nemmeno alla sindaca Luisa Murru.
L'utilizzo dell'edificio per l'ospitalità dei profughi è tornato di attualità dopo l'ultimo mega sbarco: 1.258 persone soccorse nei giorni scorsi al largo delle coste libiche, sono infatti approdate a Cagliari. Ma nell'Isola è piena emergenza per la carenza di posti: all'appello attualmente ne mancano 150. Domani Monastir si prepara a dire No alla trasformazione dell'ex scuola penitenziaria con un sit-in davanti all'istituto dalle 9 alle 12.
"Il Comune non viene tenuto assolutamente in considerazione, nessuno ci ha informato di nulla - tuona la sindaca raggiunta per telefono dall'ANSA - Non sappiamo se arriveranno i migranti né quanti saranno. Il razzismo qui non c'entra affatto. Il problema vero è che non sono stati avviati i percorsi di inclusione, di integrazione e di istruzione".
Ma non basta. "Ci sono problemi strutturali - sottolinea anche la Murru - L'edificio non può ospitare molte persone. L'apparato fognario non è stato adeguato, così come l'apporto idrico, mancano anche le caldaie. Mi domando: i migranti si laveranno con l'acqua fredda? Dobbiamo rispettare la dignità delle persone, così facendo non si fa nulla di buono per loro".
Dello stesso avviso il Comitato cittadino contro l'apertura del Cpsa nella ex scuola, gruppo nato su Facebook nel 2014 per evitare la chiusura e che adesso si batte per impedirne la trasformazione.
"Non abbiamo mai avuto dalla Prefettura di Cagliari una comunicazione ufficiale sulla trasformazione della scuola - ribadisce la portavoce del Comitato Alessandra Sedda - Intanto, però, sappiamo che all'interno stanno lavorando sull'impianto elettrico e su altro per preparare la struttura ad accogliere i migranti. La nostra unica paura - dice - è che la situazione igienico-sanitaria non sia all'altezza rispetto al grande numero di ospiti previsto".