Triei era rimasto nella sua mente, era sempre in contatto con i suoi alunni degli anni Cinquanta, che da allora non sono più usciti dal suo cuore. Sergio Cerri Vestri, toscano di Ambra, maestro elementare, ma anche poeta e scrittore, tanto amato ancora oggi da chi l’ha avuto come insegnante nel piccolo e modesto quanto nobile paese ogliastrino, ha lasciato la vita terrena qualche mese fa, all’età di 90 anni.

Quanta tristezza si è diffusa nel viso dei suoi ex alunni alla notizia della sua morte!  E un po’ di emozione ha segnato anche il viso di chi non lo ha conosciuto, ma ne ha sentito parlare, di fronte alle belle parole spese dal maestro per i suoi alunni in una corrispondenza epistolare di qualche anno fa: “Cabiddu, Murru, Tangianu, Chironi, Foddis, Tegas, Lisai……nomi che conservo con affetto nella mente e dentro di me”.

Sergio Cerri Vestri è ricordato come un insegnante che ha portato l’interesse e il piacere dello studio. “Con lui tutte le materie erano diventate belle, andare a scuola era un piacere”, dice ancora oggi una sua ex alunna. Un uomo, Cerri Vestri, dalla carica umana profonda e coinvolgente che colpì giovani e adulti della Triei di metà degli anni ’50.

Furono solo due stagioni scolastiche, ma si rivelarono così intense da lasciare il segno, cosa possibile esclusivamente per i grandi maestri. A quelli che, appunto, come Cerri Vestri, sono ricordati attraverso un rapporto affettivo senza tramonto.

“Oggi Triei”, si legge ancora nella lettera dell’ex insegnante, “è un bellissimo paese, con tutte le strutture che ne fanno un autentico gioiello. Da esserne orgogliosi!”.

Sergio Cerri Vestri, però, ha voluto dedicare a Triei, ai suoi alunni incontrati durante un breve quanto intenso soggiorno in paese nel 2006 e alla Sardegna intera, toccanti, generose e nostalgiche parole in versi. Lo stesso titolo apre il cuore:

“DOLCI RICORDI”. 

Il vento mi ha portato stamattina

profumo di Sardegna, terra amata,

 parole sentimenti ottava rima

in una lingua mai dimenticata.

 

Se chiudo gli occhi e il tempo caccio via,

un sogno, quei bambini, sì, un concerto,

un gran magone sento, è nostalgia,

poveri fuori ma ben ricchi dentro.

 

Le abitazioni allor eran modeste

così le vesti senza mutamenti,

ma le persone, a Triei, dritte oneste

della bontà lucenti monumenti.

 

Allor son io che devo benedire

il giorno che in Ogliastra son venuto

al centro di premure a non finire

così nessuno avrebbe mai creduto.

 

E dopo cinquant' anni che bellezza

trovarsi sorridenti e fare festa

c' è qualche ruga ma.... non fa tristezza

trabocca il cuore, è libera la testa.

 

Sardegna, del creato meraviglia,

selvaggia dura forte generosa

bellezze che fan battere le ciglia

con la sua gente fiera ed operosa

 

di cuore ti ringrazio e me ne vanto

posar nel mio cammin oro e brillanti

gli alunni che trovai a me d' accanto

nei giorni della scuola, esaltanti.