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Era il 14 febbraio 2008 quando, armato di pistola, entrò in un bar del suo paese e colpì gravemente due avventori che, nonostante le ferite riportate, riuscirono a sottrarsi alla sua furia omicida.
Da quel momento, Quirico Carta, buddusoino 47enne, già conosciuto alle cronache per un altro omicidio commesso nel 1993 e per il quale aveva scontato una lunga pena, si era dato definitivamente alla macchia, senza dare più notizie di sé.
A nulla erano valsi i reiterati inviti a costituirsi, nemmeno l’appello lanciato dal parroco durante l’omelia domenicale. Quirico Carta, subito colpito da un’Ordinanza di custodia in carcere, era definitivamente scomparso; poi, quasi a sigillare definitivamente lo stato di latitanza, il 17 ottobre 2012 era giunto l’esito del processo per il duplice tentato omicidio ed il porto dell’arma clandestina: 16 anni di reclusione, un verdetto che aveva sicuramente rafforzato la volontà di non farsi più prendere dalla Giustizia.
Nel corso degli anni, i militari dell’Arma, e in particolare quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ozieri, hanno condotto delle mirate attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica di Sassari e con la collaborazione dei militari del Nucleo Investigativo di Sassari, erano proseguite in maniera tradizionale con appostamenti in aperta campagna e pedinamenti delle persone vicine al catturando, ricorrendo anche alle più moderne tecnologie messe a disposizione degli uomini dell’Arma.
Finalmente, la lenta ma inesorabile progressione investigativa aveva concesso uno spunto importante e il latitante era stato individuato in Corsica, nella zona di un piccolissimo comune rurale arroccato nella parte sud-occidentale dell’isola. Lì, ormai dal 2013, Quirico Carta aveva iniziato una nuova vita con una compagna, una donna francese che non aveva mai sospettato nulla sulla vera identità dell’uomo che chiamava “Antonio”, con cui aveva convissuto e che si era sempre identificato con le generalità di un altro individuo, vivente, originario di Nuoro e che era inconsapevole delle trame che erano state avviate con i suoi dati personali.
Un’esistenza tranquilla condotta nella placida tranquillità delle campagne corse, drammaticamente interrotta nel pomeriggio del 30 gennaio 2018, quando un improvviso malore aveva stroncato la vita di quell’uomo che tutti conoscevano come “Antonio” e che aveva un passato oscuro che non aveva mai potuto raccontare ad alcuno. Poi, il 2 giugno 2021, a seguito di una fitta cooperazione internazionale di polizia corroborata da attività rogatoriali avviate dalla Procura sassarese, gli agenti della D.T.P.J. (Direction Territoriale de Police Judiciaire) della Police Nationale di Ajaccio – seguendo le precise indicazioni fornite dai Carabinieri di Ozieri che avevano svolto tutti gli accertamenti necessari – avevano eseguito una perquisizione a casa della ex compagna del ricercato e, oltre ai documenti italiani falsi (una tessera sanitaria ed una carta d’identità facente parte di una partita di documenti asportati dal Comune di Fonni nell’Aprile 2009) era stata dissotterrata un’urna contenente le ceneri del defunto “Antonio”, alias Quirico Carta, che la compagna aveva deciso di inumare nello stesso giardino, dove la morte lo aveva infine colto dopo 5 anni di convivenza insieme.
Il sequestro delle ceneri aveva così visto la discesa in campo degli specialisti del R.I.S. di Cagliari che avevano eseguito delle comparazioni incrociate tra il D.N.A. estrapolato dai resti inceneriti e quello dei parenti del ricercato, nonché con il profilo che era stato isolato dagli oggetti rinvenuti nell’ovile di Pattada dove, nell’aprile 2010, l’uomo – prima di allontanarsi poiché braccato dall’Arma – aveva soggiornato per qualche tempo. L’esame scientifico ha infine confermato l’ipotesi investigativa dei militari del N.O.R.M. di Ozieri e dei colleghi del Nucleo Investigativo di Sassari: le ceneri custodite nell’urna dissotterrata nel giardino di una sperduta abitazione in Corsica appartenevano al corpo del latitante Quirico Carta da Buddusò.