"L'imputato ha uno stile ossessivo compulsivo, ma non patologico". E' arrivato a questa conclusione, confermando che l'uomo è in grado di intendere e volere, lo psichiatra Vito La Spisa, sentito oggi davanti alla Corte d'Assise di Cagliari alla ripresa del processo contro Giovanni Perria, 78 anni, il pensionato di Narbolia (Oristano) accusato di aver ucciso nell'ottobre 2018 la moglie di origine tedesca, Brigitte Pazdernik, di 77, per vendicarsi di un tradimento consumato 40 anni fa con uno dei suoi fratelli, e che lei avrebbe confessato solo qualche tempo prima del delitto. Il cadavere della donna era stato ritrovato in mare alcuni giorni dopo la sua scomparsa, il 10 ottobre, dall'abitazione in paese in cui la coppia viveva.

All'inizio si era pensato ad un allontanamento volontario finito in tragedia, ma poi la Procura aveva concentrato le attenzioni sul marito. Davanti alla Corte presieduta dalla giudice Tiziana Marogna (a latere Giorgio Altieri), hanno sfilato i consulenti dell'accusa che hanno avuto l'incarico di esaminare sia l'imputato che la sabbia del tratto di mare dov'è stato ritrovato il cadavere della donna. Sul banco dei testimoni sono così saliti l'oceanografo Andrea Cucco e il geologo marino Gianni De Falco, entrambi del Cnr. I due esperti hanno riferito in merito alla sabbia trovata sul corpo e quella esaminata nei vari campionamenti effettuati lungo gli arenili dell'Oristanese.

A dare battaglia ci ha pensato l'avvocato difensore Antonello Spada, che ha contestato gli esiti delle consulenze: l'ipotesi della Procura è che la donna sia stata gettata in acqua dalla spiaggia di Torre del Pozzo, ma la difesa ha chiesto un sopralluogo per verificare l'accessibilità in quel tratto di litorale. Prima dello psichiatra ha testimoniato il medico legale Roberto Demontis, che aveva effettuato l'autopsia: l'esperto ha confermato che Brigitte Pazdernik è morta annegata e al momento del decesso aveva nel sangue un tasso alcolico elevato. Il processo è stato aggiornato al 9 luglio.

(ANSA)