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Domani, sabato 14 maggio, alle ore 10.00 del mattino nel museo dedicato proprio ad Aligi Sassu, il produttore Demetrio Loricchio ed il regista argentino Alejandro Macchi presentano, per la prima volta al grande pubblico, il film dal titolo “Aligi Sassu e la Sardegna”. Dedicato interamente alla sua vita, è un significativo riconoscimento del legame indissolubile tra l’artista e la nostra Isola, la sua isola.
Vissuto nel secolo scorso e divenuto famoso per i suoi dipinti e le sue sculture, fu uno dei massimi esponenti dell'arte figurativa del '900, apprezzato da personaggi del calibro di Picasso e Pinuccio Sciola, del quale è stato personale amico.
Le riprese del film, cofinanziato dalla Regione Sardegna, hanno interessato diverse tappe: da Cagliari a Iglesias, da Ghilarza a Nuoro, e ancora Ozieri, Nugheddu San Nicolò, Sassari, Alghero, Ovodda e naturalmente Thiesi. Tutte località in cui si registra la presenza di opere dell'artista e che con i loro paesaggi e gli scorci di antiche case, hanno fatto rivivere i tempi in cui le tele si riempivano di colori accesi dalla fantasia di Aligi.
Ma chi era Aligi Sassu? Pittore e scultore, nasce a Milano nel 1912. Figlio di Antonio, sardo di Thiesi. Fu proprio da questo piccolo centro che il babbo partì, verso la fine dell'800, in cerca di fortuna alla volta del capoluogo lombardo.
Nel 1921 la famiglia Sassu decide di trasferirsi in Sardegna per aprire un attività commerciale. Sbarcati dal traghetto, i coniugi Sassu con il piccolo Aligi salgono su un carretto trainato da un imponente purosangue. Di li a poco l'incidente che imprimerà il marchio indelebile nella vita artistica del nostro personaggio: i cavalli, un simbolo ricorrente nelle sue più importanti opere. Egli è ammirato, estasiato, dalla forza dell'animale che si erge verso il cielo, e che mostra tutta la sua potenza mentre scaraventa a terra il carretto con tutto il suo contenuto.
Dopo pochi anni babbo Antonio è costretto a chiudere il piccolo negozio e ripartire con tutta la famiglia per quella Milano che aveva dato i natali al figlio. Sarà li che un giovanissimo Aligi muoverà i primi passi della sua carriera artistica. Lavora in un officina quale apprendista e nel contempo frequenta i corsi serali all'Accademia di Brera riuscendo, se pur in ristrettezze economiche, a terminare gli studi.
Conosce Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo, che lo introdurrà per la prima volta alla biennale di Venezia già nel 1928, appena sedicenne, con le opere "Nudo plastico" e "l'Uomo che si abbevera alla sorgente". Un esperienza, quella veneziana, che ripeterà in piena maturità artistica, nel 1954, esponendo “I martiri di piazzale Loreto”. Altra opera dalla quale emerge il pensiero antifascista che caratterizzerà la vita e la sua impronta politica è “La fucilazione delle Asturie”, ispirato ad uno sciopero di minatori spagnoli represso da Franco. Nel 1937 viene arrestato dal regime fascista e condannato a 10 anni per attività sovversiva. Uscirà dopo appena un anno, attraverso la grazia, ma con il divieto di esporre in pubblico le sue opere.
Finita l'epoca del fascismo e delle persecuzioni, l'artista sardo incontra il successo, e con esso i primi riconoscimenti: nel 1981 " Gli uomini che hanno fatto grande Milano", gli procurerà la nomina a Cavaliere della Gran Croce, ricevuta dal Presidente della Repubblica.
Dal 1964 vivrà in Spagna, un periodo caratterizzato da tori, toreri e paesaggi dell'isola di Mallorca. Sarà li, nella sua casa, che morirà nel 2000 dopo una vita passata a dipingere e realizzare sculture apprezzate in tutto il mondo.
Il suo "Miti del Mediterraneo" del 1993 rimarrà certamente indelebile nella storia europea: un murale in ceramica di 150 metri quadrati realizzato per la nuova sede del Parlamento Europeo di Bruxelles.