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Le firme sotto la petizione a sostegno dell'innocenza di Domenico Fadda, l'allevatore di 54 anni di Busachi, condannato qualche settimana fa in via definitiva a 18 anni di carcere per l'omicidio del cognato Giovanni Cossu, il 15 ottobre 2011, sono ormai centinaia.
A leggere l'appello e a firmarlo per prima è stata la figlia più piccola della vittima, Antonella, sicurissima, come tutto il paese, che ad uccidere suo padre non sia stato lo zio Domenico, il fratello di sua madre, Isabella, morta suicida a poche ore dalla morte del marito.
"Non aveva alcun motivo per farlo", hanno spiegato i promotori della petizione in occasione di due affollatissime assemblee popolari. Per tutti, la mano che stringeva il coltello col quale è stato ucciso Giovanni Cossu, era quella della moglie Isabella, che da tempo soffriva di gravi disturbi psichici. Domenico Fadda sarebbe quindi vittima di uno sconcertante errore giudiziario.
"Domenico è innocente", si legge a caratteri cubitali sui manifesti che sabato 19 faranno da sfondo alla manifestazione popolare per chiedere la liberazione dell'allevatore rinchiuso adesso nella casa circondariale di Oristano. L'obiettivo è già ben delineato: creare le premesse per arrivare alla richiesta di grazia da inviare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Strada condivisa anche dal sindaco del paese Giovanni Orrù e dal parroco don Giovanni Marras.
Nel frattempo, in attesa dell'autorizzazione per la manifestazione, è certo che non si tratterà di una protesta. Come è già successo nelle assemblee dei giorni scorsi, nessuno verrà messo sotto accusa.
"Rispettiamo la decisione dell'autorità giudiziaria - si legge nella petizione - ma vogliamo anche che Domenico sappia che non è solo e che nei limiti consentiti dalla legge noi ci impegneremo affinché emerga la sua estraneità ai fatti per i quali è stato prima accusato, poi assolto e infine condannato".