PHOTO
Un sardo su dieci è obeso. E complessivamente il 27 per cento della popolazione dell'Isola è sovrappeso.
Unica consolazione: i dati sono leggermente migliori di quelli nazionali. Sono i numeri forniti da Elisabetta Marini, antropologa dell'Università di Cagliari durante la presentazione del progetto di cooperazione internazionale "Nessun uomo è un'isola", promosso dal Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente per cercare di trovare soluzioni alla denutrizione nei Paesi africani.
La docente ha descritto le dimensioni del fenomeno: l'altra faccia della medaglia rispetto alla denutrizione di cui soffrono ancora interi Paesi di altri continenti. I rimedi? Una corretta e sana alimentazione, associata alla pratica sportiva. Tutto un altro discorso la piaga della denutrizione. Per due anni i ricercatori dell'Ateneo hanno monitorato i dati antropometrici di circa 2mila bambini di Bumbire, un'isola tanzanese nel lago Vittoria, per poi sviluppare azioni di sensibilizzazione nei confronti di insegnanti e genitori verso una corretta alimentazione.
"Da un lato si è trattato di condurre con misurazioni antropometriche una ricerca sullo stato nutrizionale dei bambini - ha spiegato Ornella Comandini, insegnante e dottoranda di ricerca coinvolta nel progetto - dall'altro di sensibilizzare studenti, famiglie e insegnanti sulla denutrizione".
Al progetto hanno partecipato - con un tirocinio formativo - anche alcuni studenti del corso di laurea in Scienze naturali. "E' stata una grande occasione di crescita accademica e personale - hanno sottolineato Sonia Floris e Gianluca Caboni - Abbiamo applicato sul campo quello che abbiamo studiato durante il corso di Antropologia".
Il progetto ha di fatto costruito un ponte intercontinentale tra Università di Cagliari, comune di Lunamatrona, partner del progetto, e Uganda e Tanzania, grazie anche alla collaborazione con l'associazione Bhalobasa, una onlus nata in India nel 1991 che opera in vari Paesi del mondo, come hanno spiegato Simone Del Cesta e Giovanni Carmignani.
"Lavorare con realtà come l'Università di Cagliari - ha messo in luce quest'ultimo - consente di evitare centralismo e assistenzialismo nei progetti, e incentiva la cooperazione decentrata basata sul protagonismo locale".
"E' un esempio riuscito di collaborazione tra Università, territorio e scuola - ha aggiunto Elena Mereu, altra dottoranda di ricerca - avendo coinvolto anche gli scolari di Lunamatrona e gli anziani ospiti dell'Istituto Cottolengo presenti nel paese sardo, che hanno confezionato delle piccole borse per i bambini africani".