"Vi stavo aspettando", sarebbero queste le parole proferite da uno degli indagati per la morte di Michela Deriu davanti ai carabinieri che erano andati a prelevarlo a casa.

Tre amici della barista 22enne sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Tempio, che ha richiesto il sequestro dei supporti informatici di loro proprietà. Computer, cellulari, tablet e pen drive sono stati analizzati e al loro interno è stato trovato il video hard che, secondo gli investigatori, sarebbe all'origine del suicidio della giovane trovata impiccata a La Maddalena nella notte fra il 4 e il 5 ottobre. Michela si era rifugiata a casa di un'amica per sfuggire alle minacce e pressioni sfociate in un aggressione con rapina risalente a due giorni. Quest'ultimo fatto non era stato neppure denunciato dalla vittima, che aveva raccontato la storia ad un cronista locale il cui articolo aveva attirato l'attenzione dei carabinieri.

Il tecnico informatico incaricato dalla Procura dovrà ripristinare anche i file cancellati dai supporti sequestrati per capire se esista altro materiale che possa aver contribuito al crollo psicologico della vittima. Gli indagati sono tre, due ragazzi di Porto Torres di 28 e 23 anni, e una ragazza di un comune dell'hinterland di 23 anni. Potrebbero aver minacciato la Deriu di diffondere il video incriminato se non avesse pagato una determinata cifra di denaro,

La morte della 22enne era parsa strana sin da subito per una serie di particolari inquietanti che avevano preceduto il drammatico gesto come, appunto, l'aggressione poche ore prima della morte. Gli investigatori pensano che la rapina fosse stata simulata dalla barista per giustificare l'ammanco di un migliaio di euro che era stata costretta a consegnare a chi la ricattava.