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Sono 27 gli indagati nell’ambito delle inchieste “Amici nostri” e “Pluribus”, portate avanti dai magistrati toscani e confluite in un unico faldone. Le persone coinvolte risiedono a Olbia e nelle province di Pistoia, Firenze, Pisa, Lucca e Catanzaro. I reati ipotizzati sono vari (usura, estorsione, auto-riciclaggio).
Due individui sono finiti in carcere, 25 ai domiciliari e un’altra persona ha ricevuto l'obbligo di dimora. Il blitz è stato portato a termine questa mattina dai carabinieri del comando provinciale e dalla Guardia di finanza di Pistoia. Oltre quaranta le perquisizioni locali e domiciliari per la ricerca di materiale informatico e cartaceo.
Le indagini erano partite nell'aprile del 2015, gli investigatori avevano svolto degli accertamenti su alcuni commercialisti e imprenditori a loro collegati.
È stato così possibile ricostruire una struttura che operava al fine di commettere alcuni reati come evasione ed elusione fiscale, bancarotta fraudolenta, illecito impiego di capitali (trasferiti anche all'estero) per almeno dieci anni, causando in questo modo un danno complessivo a creditori e all'Erario per oltre 50 milioni di euro.
Le imprese venivano "svuotate" delle risorse aziendali e portate così al fallimento. I fondi venivano poi impiegati o riciclati illecitamente dall’organizzazione in nuove realtà imprenditoriali che subentravano alle aziende fallite e ne continuavano le attività, anche grazie a dei prestanome.
In questo quadro rientravano inoltre fittizie assunzioni di persone con l'obiettivo di favorire l'illecita permanenza in Italia di extracomunitari che in questo modo ottenevano il permesso di soggiorno, ma anche far ottenere ad alcune persone dei benefici di legge, come le misure alternative alla detenzione.
È stata inoltre accertata l'attività di usura.