Ad oltranza e anche in salita. La vertenza del latte, per ora, è sospesa e rimandata a sabato prossimo, ma in Sardegna. Il tavolo al Viminale con il ministro degli Interni, quello dell'Agricoltura, le associazioni di categoria, le istituzioni sarde e una rappresentanza di pastori, si è chiuso con un nulla di fatto anche se con dei piccoli passi avanti. Matteo Salvini aveva annunciato che non si sarebbe alzato dalla sedia se il prezzo del latte non fosse arrivato a un euro al litro. Ma così non è stato. L'incontro si è interrotto su alcune posizioni dalle quali si può ripartire sabato. A quanto si apprende, il prezzo proposto sarebbe di 70 centesimo al litro, oggi è sotto il 60.

L'auspicio è quello che con il ritiro delle forme di pecorino in eccedenza entro tre, quattro mesi il listino si alzi a un euro. Ma la proposta non ha soddisfatto i pastori che hanno espresso il loro dissenso. E allora tutto si ferma per far decantare la situazione e ripartire con maggiore impegno e lucidità. Intanto sulla trattativa ha fatto irruzione l'Antitrust che ha aperto un'indagine sui prezzi del latte sardo di pecora destinato alla produzione di pecorino romano Dop.

Il procedimento è stato avviato nei confronti del consorzio per la tutela del formaggio e di trentadue imprese di trasformazione, tutte con sede in Sardegna. L'inchiesta serve a verificare se gli operatori abbiano imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte al di sotto dei costi medi di produzione. Potrebbe infatti esserci un significativo squilibrio contrattuale tra i caseifici e gli allevatori, questi ultimi parte debole del rapporto. E la protesta nell'isola non si ferma: i pastori del centro e nord si sono radunati a Thiesi (Sassari) per una grande manifestazione.

Le strade continuano ad essere allagate e la minaccia di bloccare i seggi durante le elezioni Regionali è sempre in piedi. In totale gli allevamenti in Sardegna sono circa 12mila. L'isola ospita circa il 40% di tutte le pecore presenti in Italia, producendo 3 milioni di litri di latte che viene utilizzato principalmente per la realizzazione del pecorino romano. Proprio il noto formaggio è il casus belli visto che dopo un periodo di boom, legato soprattutto alle esportazioni, ha visto un crollo verticale delle vendite.