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Vescovi italiani a confronto a Benevento per elaborare un progetto di rilancio delle aree interne d'Italia, così da arrestare il progressivo spopolamento e il definitivo declino economico e sociale.
L'arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca, ha convocato i colleghi nella sua diocesi il 30 e 31 agosto, presso il Centro 'La Pace', in un evento che si pone nel solco del cammino già intrapreso dai Vescovi della Metropolia di Benevento nella primavera del 2019, con il documento "Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori". In quell'occasione si focalizzava l'attenzione sul grave ritardo nello sviluppo delle aree interne. Le successive tappe del percorso hanno coinvolto anche papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e l'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
"I territori delle aree interne - ha detto oggi monsignor Accrocca nella conferenza stampa di presentazione -, poveri di popolazione, di risorse, dopo la pandemia, e questa è una facile previsione, vedranno aumentare, accrescere il numero dei poveri, anche se proprio la pandemia, ironia della sorte, ha svelato anche le potenzialità che queste aree hanno". Come vescovi, ha proseguito, "non intendiamo certo sostituirci a nessuno, non vogliamo arrogarci compiti che non sono nostri. Noi vogliamo tener fede a quello che è il nostro compito: il vescovo è 'pontefice', costruttore di ponti. Allora vogliamo lanciare dei ponti, indicare un metodo di lavoro, che in economia, come nel tessuto ecclesiale, tenga fede al primato della comunione". Per mons. Accrocca, "il metodo è quello di camminare insieme, di fare rete, quindi il gioco di squadra, programmando insieme una politica di sviluppo. Se riuscissimo nell'intento, tutti ne trarremmo vantaggio. In caso contrario, tuti saremmo destinati a perdere".
Il presule ha sottolineato che "n progetto serio delle aree interne avrebbe ricadute positive anche sul piano economico per tutta la nazione. E non solo - ha continuato -: una perdita di popolazione sul territorio comporta danni che possono arrivare all'ambiente, non c'è più cura del territorio, per esempio, come non c'è più una custodia ramificata del patrimonio artistico". "Per noi vescovi - ha quindi osservato - è anche una questione pastorale, che ci coinvolge in prima persona, quello è il nostro specifico. La pastorale delle aree interne pone problemi molto diversi dalle aree urbane, metropolitane, o anche dalle aree turistiche. Per esempio, noi non abbiano neanche bambini: in certi centri della diocesi nasce un bambino l'anno, quando va bene". E anche per quanto riguarda la pastorale famigliare, "le giovani famiglie sono ormai una rarità, perché i giovani se ne vanno e le famiglie le vanno a impiantare fuori. D'altronde la fuga da questi centri cosa produce? Produce una crescita delle periferie urbane, dove troveranno problemi di altro tipo. Non è che andare via da qui significa una vita più agevole. I problemi sono molteplici".
Per mons. Accrocca, "è una questione che ci coinvolge anche dal punto di vista pastorale. Ci interrogheremo come vescovi: quale pastorale per queste aree interne? Mi diceva un confratello: 'io in certe aree montane della diocesi ho più cinghiali o caprioli che persone".