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Villanova Monteleone celebra il suo aedo, Remundu Piras. E lo fa in un giorno speciale con la sobrietà di sempre, con una fierezza e un orgoglio esibiti tra il timido e il discreto, tenuti dentro il proprio animo come in uno scrigno di valori che si apre con i semplici gesti e con poche parole.
L’intensità dell’affetto della comunità villanovese verso la figura del poeta e dell’uomo si percepisce in una serata a lui dedicata in occasione dei 40 anni trascorsi dalla sua morte, avvenuta nel 1978 all’età di 73 anni. La sua ultima gara fu a Montresta, con Beppe Sozu, il 28 aprile dello stesso anno, 23 giorni prima di morire.
Sono solo le 21.00 di giovedì 23 agosto, quando la piazza adiacente allo storico Su Palatu è già gremita di un pubblico che annovera soprattutto la gente villanovese di Remundu, raccolta in un silenzio di culto che crea un’atmosfera incantata in attesa, mai fine a se stessa, dei poeti che si esibiranno da lì a un’ora sul palco. Si tratta, piuttosto, di un rituale festoso sempre vissuto prima delle gare e preparatorio verso l’intimità dell’evento.
A farsi interprete delle passioni e dei sentimenti che animano, con sfumature diverse, tutti i presenti, è il sindaco Quirico Meloni. Il quale, con una voce che è l’incarnazione del clima della serata, tiene a sottolineare che tutte le iniziative sfociate in importanti programmazioni dell’estate villanovese attorno alla figura di Piras, non possono non verticalizzarsi in una cima dove c’è poesia, soltanto poesia.
E così è infatti, con i poeti Celestino Mureddu, Peppino Donaera e Diego Porcu, che alle 22 in punto interrompono la liturgia del silenzio e subentrano le loro voci, ora prorompenti o morbide, ora suadenti o ferme, che vanno dritte verso il pubblico che a sua volta, anch’esso protagonista, sottolinea con calore i passaggi più salienti della gara. Naturalmente, hanno detto in versi i poeti, il vate dominatore, che oggi guarda dall’alto, è sempre lui, Remundu Piras, il mito, una stella cometa, soprattutto per i giovani. E sul palco, stasera, c’è proprio uno di loro, Diego Porcu, di Santu Lussurgiu: "Si non che Piras in sa cantidade, mi bastaia nessi sa metade", ha detto in versi durante il sonetto di chiusura della gara.
Tra gli appassionati seduti in prima fila c’è anche Salvatore Irranca, un personaggio molto conosciuto nel mondo della poesia a bolu, poeta egli stesso e sobrio quanto apprezzato declamatore dei versi, soprattutto, degli improvvisatori più celebri del passato. Ma non dimentica, Irranca, neanche quel presente che è tuttora illuminato, con i novant’anni di un uomo da poco tempo non più nelle gare ma brillante come sempre, dall’ultimo dei grandi: Bernardu Zizi di Onifai.
Al termine della gara e dopo la foto di rito con gli amici poeti, Salvatore Irranca, orgoglioso per aver conosciuto sui palchi il poeta di Villanova, rievoca, attingendo al ricco patrimonio della sua memoria, due ottave di Remundu Piras.
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