Sono i “millennials” gli artefici della rivoluzione digitale, le nuove generazioni di consumatori che hanno la tecnologia nel dna e stanno facendo riscrivere le regole del mercato anche nel settore del vino.

È quanto è emerso giovedì scorso durante il Restart Wine all’Hotel Regina Margherita a Cagliari, dove gli esperti di Jservice e Redfish hanno illustrato le analisi più recenti sul mercato vinicolo e sulle modalità di comunicazione e promozione tradizionali e online, di fronte a una platea di viticoltori sardi e di studenti di Scienze della comunicazione.

I “millennials” non si accontentano più di un bell’articolo sulla rivista specializzata o della recensione di un esperto, ma vanno a spulciare online i pareri dei consumatori come loro. Siamo di fronte a una rivoluzione digitale che impone ai produttori di adeguarsi alle aspettative della comunicazione 2.0.

L’e-commerce nel mondo sta facendo registrare numeri da capogiro ed è in crescita esponenziale. l’Italia e la Sardegna arrancano, con timidi segnali tutto sommato incoraggianti per i prossimi anni. Secondo i dati presentati durante il convegno, il fatturato nazionale sul web nel 2014 è stato di circa 24 miliardi di euro (di cui il 41 per cento dal gioco d’azzardo online), con un rapporto di 1/10 rispetto all’Inghilterra.

«Sono 700mila i commercianti europei pronti a invadere i nostri mercati su internet – ha detto Alessandro Vagnozzi di Jservice – Bisogna cercare di non subire la tecnologia ma di dominarla. Ci sono realtà molto appetibili come i mercati della Cina, dove sono presenti 100 milioni di ricchi e il fatturato online è stimato mille miliardi di dollari».

«Le cantine devono capire come sia importante lavorare sin dalla base della comunicazione del vino – ha spiegato Giovanni Murgia di Redfish – Brand e identità, etichetta e packaging, storytelling ed esperienzialità sono gli strumenti strategici che le aziende devono valutare con attenzione per emergere e farsi notare in un mercato sempre più competitivo». Un buon vino quindi, si vende anche grazie al suo aspetto esteriore e a quello che è in grado di comunicare. «Il nuovo consumatore entra in relazione con le cantine se queste sono brave a saper raccontare se stesse, i propri prodotti e il territorio – ha proseguito Murgia – e a offrire vere esperienze di consumo. Così anche su internet è importante costruirsi un'immagine forte ed identitaria in un dialogo aperto e trasparente con le persone».

Giuseppe Musiu, esperto di web marketing, ha chiarito che sono pochissimi i produttori di vino nell’Isola a effettuare vendite online direttamente sul loro sito: «Occorre ribaltare la situazione». L’ingegnere Matteo Sanna ha invece portato la testimonianza di WinePix, creatura della Sane Biometrics srl sviluppata insieme al collega Massimo Gessa, un’applicazione realizzata da una start up spin-off dell’Università di Sassari che permette agli utenti di avere tutte le informazioni su vini e cantine mediante la sola foto dell’etichetta catturata con il proprio smartphone.

L’interesse dei produttori si è poi concentrato intorno all’export durante l’intervento di Gianluca Usai che, con la sua agenzia WineMood sta riscuotendo notevole successo nei mercati esteri, in particolare negli Usa: «Per ottimizzare l’export sardo – ha affermato Usai – occorrerebbe più unità da parte delle realtà vinicole e la capacità di consorziarsi».

Per far conoscere la propria azienda e commercializzarla al meglio guai a trascurare i social. Gabriella Musio ha illustrato i segreti di Facebook, Twitter e Instagram, dagli algoritmi agli hashtag. A concludere questa giornata intensa e ricca di confronti con il pubblico, è stato l’intervento del noto enologo Piero Cella: «Spero davvero che questi strumenti portino la Sardegna vitivinicola a emergere nel mercato globale – ha precisato l’esperto – ma non dimentichiamo mai di tenere al top la qualità de