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"La condotta estorsiva era una costante nel sindaco Adriano Puddu. E lo dimostra il suo utilizzo del potere pubblico, oltre che per fini estorsivi anche ritorsivi. Il quadro emerso dal dibattimento mi sembra confermare quanto ritenuto in contestazione e per questo si chiede la condanna a sei anni".
Si è chiusa così la requisitoria del pm Daniele Caria al processo nei confronti dell'ex sindaco di Portoscuso, Adriano Puddu, finito davanti ai giudici della prima sezione del tribunale di Cagliari per corruzione (oggi derubricata dal magistrato inquirente in abuso d'ufficio), concussione sessuale e violenza sessuale, favoreggiamento della prostituzione e voto di scambio.
Per una contestazione di peculato, lo stesso pm ha riformulato l'imputazione in tentativo di peculato. Partendo così da una pena base di quattro anni per i reati sessuali, maggiorata di due mesi per ciascuna delle altre imputazioni contestate in continuazione, il pm è arrivato a sollecitare una pena finale di sei anni.
L'inchiesta è partita da una presunta tangente incassata da Puddu per un progetto di parco eolico proposto dalla Portovesme Srl, ma anche da una serie di favori sessuali che l'allora sindaco avrebbe preteso da giovani donne in difficoltà economiche assistite dal suo Comune in cambio di sostegno in denaro da parte dei servizi sociali.
Assolto con formula piena dall'accusa di corruzione Carlo Lolliri, amministratore delegato della Portovesme Srl, presunto erogatore della tangente, il pm oggi ha ritenuto di dover riformulare il capo di imputazione per l'ex sindaco: da corruzione ad abuso d'ufficio.
Analogo percorso per l'accusa di peculato, diventato oggi reato tentato, e legato allo stanziamento da parte della Giunta comunale di una somma per avviare una causa per diffamazione, stanziamento poi annullato dall'amministrazione subentrata a Puddu. Il processo è stato aggiornato al 14 marzo: la parola passerà alla difesa.