Accade da un pò di tempo a questa parte, mentre all’inizio, quando fu inaugurato in provincia di Cagliari l’enorme Store di Vendita, tutto filava per il meglio: ora invece non è proprio cosi. E chi giustamente prova a lamentarsi, non ha vita facile. Una lunga lettera, scritta di pugno da un gruppo di lavoratori arrivati quasi al limite della disperazione: numeri, numeri, numeri da raggiungere, chi non ci riesce viene zittito, preso a urla, umiliato.

Il sindacato Fisascat Cisl

“Leggendo quello scritto dai lavoratori nella lettera per questa azienda - commenta la segretaria della Fisascat Cisl di Cagliari, Monica Porcedda - mi dispiace dire che quello che leggo accomuna molti dei punti vendita  di questo grande emporio di arredamento. I dipendenti vengono veramente visti come dei numeri, hanno paura di iscriversi al sindacato, io ho sentito  alcuni di loro e mi hanno spiegato che durante l’orario  vengono continuamente richiamati perché anche se vendono tanto, l’azienda vuole di più, non è mai abbastanza. Il sogno di questi lavoratori che all’inizio non conoscevamo veramente la loro azienda – sottolinea Monica Porcedda - è finito presto, ma su una cosa secondo me sbagliano si dovrebbero unire e insieme far rispettare i loro diritti, perché molte aziende lo fanno a posta a dividere i lavoratori in modo tale da potarli trattare in un centro e così anche a non rispettare tutti i loro diritti”. 

Il caso

E' scritto nero su bianco su una lettera giunta a Sardegna Live, di cui il nostro giornale non menziona, almeno per ora, il datore di lavoro: ma i sindacati di categoria, in maniera particolare la Cisl Sardegna Cagliari, conferma purtroppo questa triste situazione. Qui sotto pubblichiamo per intero la missiva dei dipendenti che hanno addirittura timore di iscriversi al sindacato per timore di essere licenziati: 

Caro ***** ****, le sembrerà strano leggere questa lettera, ma i venditori di Cagliari vogliono che sappia quali sono le condizioni lavorative in uno dei suoi punti vendita e questo era l'unico modo per arrivare a Lei. Abbiamo avuto occasione di incontrarla una sola volta (purtroppo), è stato il giorno dell'inaugurazione del negozio, e lei ha stretto le mani a ciascuno di noi. Ci ha guardati, ci ha sorriso e ci ha fatto sentire a casa. Questo è bastato per capire che bella persona Lei sia. Lei, sua moglie e i suoi figli. Abbiamo iniziato la nostra avventura con due pilastri importanti: ****** ****** e ***** ***** , l’azienda ***** ********* **** viaggiava alla grande, i venditori rispondevano positivamente a ciò che la sua azienda richiede. Successivamente cambiamo Area Manager e Direttore. Ed è qui che sono iniziati i problemi di quasi tutti i venditori. Quasi tutti, perché naturalmente ovunque ci sono gli adulatori. Non veniamo trattati come Suoi collaboratori, ma siamo solo numeri che devono portare numeri, altrimenti sei fuori dalla classifica venditori. Non possiamo parlare, dire la nostra, i rapporti tra team e manager si fanno sempre più difficili, perché naturalmente vengono trattati male anche questi ultimi e di conseguenza ci sono sempre incomprensioni. Non vendiamo tranquillamente, ci mettono sempre più fretta. Durante il turno veniamo contattati più volte da manager e direttore e ci vengono rivolte sempre le stesse domande: " come mai hai venduto così poco? Perché non stai finanziando? E l'assicurazione sul finanziamento? Anche se non la vogliono, vi ho detto che dovete dire che è obbligatoria!" Veniamo zittiti, presi ad urla, oppure umiliati, come è successo ad una collega, dove il direttore stesso si è permesso di prendere a calci un comodino in un momento di rabbia, davanti ai clienti. Ci portano sul punto di piangere. Chiedere una domenica libera anche per un matrimonio è impossibile, perché l'Area Manager non lo permette. Ci vengono imposti straordinari su straordinari con orari improponibili, turni stravolti nonostante abbiamo contratti part time che non ci permettono di organizzarci una vita al di fuori del lavoro, visto e considerato che i cambi turno vengono controllati e contati. Nelle nostre maglie abbiamo ricamati dei valori. Tra questi c'è il rispetto. Tutto questo, per lei, lo è? Questa è la realtà del negozio ****** ******di Cagliari. E questo non è rispetto. Anzi. Per noi è mobbing ed è giusto che lei, Mister *******  ******** *****, sappia cosa vivono e provano i suoi collaboratori. Molti di noi si stanno ammalando. Ne vale la pena?”.