Beniamino Zuncheddu festeggia il suo 60esimo compleanno. Un giorno speciale, non soltanto perché compie gli anni, ma soprattutto perché lo fa per la prima volta da uomo libero dopo la lunga detenzione.

Dopo 32 anni in carcere, accusato della strage del Sinnai del gennaio 1991, Zuncheddu è stato assolto lo scorso 26 gennaio al termine del processo di revisione. "La fine di un incubo" l'aveva definita, e l'inizio di una nuova vita, anche se quel trentennio rubato non glielo potrà restituire più nessuno.

"Nei nostri cuori non sempre c'è spazio per tutti, ma sicuramente nel cuore di molti c'è un posto per te". Così in un post sui social la garante dei detenuti Irene Testa celebra il compleanno dell'ex pastore di Burcei. "Nei cuori della gente semplice che ti ha voluto bene e ti ha sempre difeso - ha proseguito -, della tua famiglia, di chi ha potuto conoscere la tua storia".

Ora - ha concluso - l'augurio giusto è difficile da fare perché meriteresti troppo e potrei tralasciare qualcosa. Quindi tutto ciò che desideri te lo auguro dal profondo del cuore. Ti voglio tanto bene".

Zuncheddu si è sempre dichiarato innocente. Condannato all’ergastolo per il triplice omicidio avvenuto nel 1991 nelle campagne di Sinnai e liberato dopo 32 anni di carcere proprio dai giudici della Capitale che hanno accolto la richiesta di sospensione della pena.

L’8 gennaio del 1991, subito dopo la strage, l’unico sopravvissuto, Luigi Pinna, fu soccorso e, proprio in quei momenti disse: “Il killer aveva il volto coperto da una calza”. Una dichiarazione che ritrattò 40 giorni dopo, quando disse di aver riconosciuto Zuncheddu.

Dopo 32 anni, Luigi Pinna, davanti ai giudici della Corte d’Appello ha raccontato quel che accadde durante le indagini della strage per cui Zuncheddu fu l’unico accusato. “Il killer era irriconoscibile, aveva una calza sul volto. Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole era lui. Andò così”.

“Ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata. Penso che quel giorno a sparare furono più persone, non solo una. Con un solo fucile non puoi fare una cosa del genere”, aveva poi aggiunto. Nei giorni scorsi si era parlato di indagine per calunnia nei confronti di Pinna, anche se il legale ha smentito dicendo che il suo assistito "non è stato raggiunto da alcun avviso di garanzia".