"La mia famiglia mi ha aiutato, i miei fratelli hanno lavorato per me. Soprattutto mia sorella e mio cognato. Ma ho bisogno di un risarcimento da parte dello Stato. Ho anche dei debiti. Intanto, lo Stato magari mi dia mille euro al mese…". Così Beniamino Zuncheddu, oggi a Marsala (Trapani) per partecipare al convegno organizzato dalla Camera penale "Stefano Pellegrino" sul tema "I tre grandi errori giudiziari. Enzo Tortora, Giuseppe Gulotta, Beniamino Zuncheddu (storie e testimonianze delle vittime della malagiustizia)".

Lo scorso 26 gennaio, nel processo di revisione, Zuncheddu è stato assolto dalla Corte d'appello di Roma, che adesso ha depositato le motivazioni. "Come ho fatto a non impazzire in questi 32 anni in carcere? E' difficile spiegarlo - racconta Zuccheddu all'ANSA - Pensavo: un giorno o l'altro devo uscire perché sono innocente. Mi hanno rubato la vita. Tutti, comunque, in carcere, mi trattavano bene. Sia i carcerati che le guardie. Erano convinti della mia innocenza".

Era finito in carcere prima di compiere 27 anni. Durante la detenzione, non essendosi mai dichiarato colpevole di un reato che non aveva commesso, non ha potuto usufruire degli istituti premiali previsti dalla legge. Oggi, dopo 32 anni di prigionia da innocente, chiede i dovuti risarcimenti.