PHOTO
Una tratta di giovanissime ragazze nigeriane che arrivavano in Italia da "schiave" e a cui venivano imposti anche macabri riti voodoo a garanzia del debito contratto per approdare nel nostro Paese.
Ad organizzare questo e vero e proprio traffico di esseri umani una organizzazione colpita oggi da 40 misure cautelari in una operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura di Cagliari. Nei confronti del gruppo criminale, noto come Eiye "Supreme Confraternity of Air Lords", le accuse sono anche di riciclaggio internazionale di capitali illeciti e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Complessivamente 122 le persone coinvolte nel procedimento. La mafia nigeriana "sembra quasi rimodellare la configurazione della 'Ndrangheta", agendo con gruppi criminali locali che hanno una certa autonomia di azione ma che rispondono sempre alla casa madre, ha spiegato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. Si tratta di "un'operazione di grande importanza - ha aggiunto - che ha consentito di evidenziare l'imponenza dei trasferimenti di valuta" attuati dall'organizzazione criminale, "un vero e proprio sistema di riciclaggio" strutturato e realizzato attraverso money transfer, corrieri e l''hawala', il sistema per inviare denaro al di fuori dei circuiti tradizionali che consente l'anonimato e la non tracciabilità".
Un primo filone investigativo ha preso le mosse dall'acquisizione di informazioni, poi corroborate dalle dichiarazioni di una donna introdotta clandestinamente in Italia. Le ragazze, a fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, erano spinte ad assumersi ciascuna debiti, anche di 25, 50 mila euro, comprese le spese del viaggio verso l'Italia. Debiti che le vittime avrebbero dovuto saldare per ottenere "in cambio la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro stesse e i propri familiari in Nigeria". Il provvedimento dell'autorità giudiziaria ha consentito di liberare le giovani vittime da quello che è stato definito dagli inquirenti un "vincolo di coazione fisico-psicologico" al quale erano costrette. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce una struttura reticolare suddivisa su tre gruppi criminali radicati, rispettivamente, in Sardegna (nel cagliaritano), in Piemonte (nel torinese), in Emilia Romagna (nel ravennate), ma con operatività estesa in altre aree italiane e transnazionale (in Nigeria, Libia e Germania). In totale sono state 41 le ragazze destinate alla prostituzione, mentre 9 quelle costrette all'accattonaggio in aree cittadine dove gli indagati avevano allestito "postazioni di lavoro" sottoposte alla loro influenza e gestite da soggetti ("madame" o "sister/brother") dediti allo sfruttamento delle connazionali.
Il denaro veniva riciclato prevalentemente con investimenti immobiliari da realizzare in Nigeria mediante l'utilizzo di corrieri "portavaligie", l'effettuazione di ricariche su carte prepagate, attraverso canali di money-transfer. Gli indagati operavano tramite 11 squadre di corrieri, costituite da un'estesissima rete di collaboratori scelti per affidabilità ed efficienza, che avevano il compito di trasferire i fondi illeciti diversificando sia le modalità di occultamento del denaro, sia i corrieri incaricati, sia ancora gli scali di partenza per eludere i controlli e diminuire i rischi di sequestri e sanzioni.
I soldi venivano nascosti nei pacchi di pasta o nei manici dei trolley. Sono stati individuati 7 centri 'hawala' e ricostruiti trasferimenti di valuta per oltre 11 milioni di euro effettuati dal territorio nazionale alla Nigeria attraverso ricariche su carte PostePay e Vaglia On Line.