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“Un’isola è per definizione fragile, nomade. Tutti temono che a un certo punto si dissolverà o andrà alla deriva” diceva Erik Orsenna.
Ad andare alla deriva, nel pieno della stagione turistica estiva 2024, stanno altresì andando i collegamenti che portano in vacanza e a casa tantissimi turisti e residenti isolani.
La recente odissea che hanno vissuto circa 200 passeggeri lega le due maggiori isole del mediterraneo, Sicilia e Sardegna, sempre più penalizzate nei trasporti (con un ritardo medio nei voli di circa il 60% e difficoltà, una volta atterrati, a reperire mezzi di trasporto).
Domenica 19 agosto il volo Ryanair FR375 doveva decollare da Catania alle ore 21.50, per arrivare a Cagliari poco dopo le 23.
All’arrivo presso l’aeroporto siciliano i circa 200 passeggeri assistevano impotenti a costanti rimandi della partenza, prima di 30 minuti, poi di 45, quindi di 60 minuti. La motivazione dichiarata era il ritardo del precedente volo (FR5027, Genova-Catania) per maltempo in Italia ed intasamento dei corridoi aerei.
Parimenti in ritardo, dai 90 ai 160 minuti (180 e più in alcuni casi) erano quasi tutti i voli della serata. Ciò ha implicato una situazione di caos nello scalo catanese, con passeggeri abbandonati a loro stessi, seduti o sdraiati per terra, punti di ristoro presi d’assalto (e che avrebbero presto esaurito il cibo) e prime scene di manifestazione di esasperazione.
Poco prima delle 23 si apprende che il volo sarebbe decollato alle 24, e che -avendo superato le due ore di ritardo- Ryanair avrebbe concesso un buono consumazione.
Buono definibile oggettivamente irrisorio, quasi ridicolo, valendo soli 4€ e non essendo cumulabile con altri. Ma soprattutto, visto e considerato che l’unica cosa acquistabile di quel valore era una bottiglietta d’acqua.
Verso le 23.30 si è regolarmente svolto l’imbarco e l’aeromobile ha iniziato le procedure di rullaggio.
Appena accesi i motori, alcuni passeggeri seduti nella parte posteriore hanno percepito un discreto odore di bruciato. Poco dopo, il comandante ha comunicato di aver rilevato un guasto e che i tecnici avrebbero provveduto a ripararlo, spostando la partenza di circa un’ora.
Tuttavia, appena 10 minuti dopo, il guasto è stato dichiarato non riparabile ed il rientro nel capoluogo sardo spostato alle 10.00 del 19 agosto.
I minuti, anzi le ore successive, sono state una travagliata odissea: i passeggeri (tra cui anche un paziente oncologico), comprensibilmente alterati, cercavano spiegazioni dal personale di scalo, che si prodigava per cercare una sistemazione e placare gli animi.
Operazione tutt’altro che facile, visti l’orario ed il pienone di ferragosto delle strutture ricettive.
Chi risiedeva a Catania è stato invitato a rientrare a casa, mentre incerta appariva la sorte della rimanente sessantina di passeggeri.
In poco meno di un’ora, grazie allo zelo delle addette dell’aeroporto di Catania, sono state recuperare circa 15 stanze di albergo. Priorità alle famiglie con bambini e ai gruppi di minimo due persone. Per i quali, comunque, restava ancora da trovare un mezzo di trasporto.
Nel frattempo, parte dei passeggeri si era rassegnata a trascorrere la notte in aeroporto, arrangiandosi con giacigli di fortuna.
Innumerevoli i disagi, a partire dalla nottata in bianco (che per molti, bambini piccoli inclusi, è trascorsa sul freddo e duro pavimento aeroportuale) fino ai problemi di lavoro, considerando che non tutti (medici, avvocati e conducenti di mezzi pubblici per esempio) hanno potuto organizzarsi per coprire la propria assenza lavorativa, estendendo ulteriormente il disagio.
Per non parlare di coloro per i quali Cagliari era solo una tappa per prendere un altro mezzo di trasporto -per isola o penisola-, pagato cifre esorbitanti, per ottemperare ad impegni fissati da mesi.
L’odissea si è conclusa alle 11.30 del 19 agosto, all’atterraggio presso lo scalo cagliaritano.
E pensare che da pochissimo si è concluso il bando per la continuità territoriale: l’unica continuità che appare sicura e garantita, alle isole e agli isolani, è quella del disagio!