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La burocrazia nel nostro Paese deprime, scoraggia e fa arrabbiare i cittadini. Si potrebbe, comunque, sopravvivere se ai lacci e laccioli imposti dall’elefantiaco appartato amministrativo facessero da contrappeso l’efficienza e il buon senso del dipendente pubblico che invece mancano, e non da ora. Ma quelli della competenza professionale e del senso di responsabilità sono temi che non riguardano soltanto l’amministrazione pubblica in Italia.
Va detto, infatti, che non ci sono dei settori lavorativi dove da una parte abbiamo i più intelligenti e capaci e dall’altra l’esatto contrario. Il cittadino si irrita e si turba anche quando ha a che fare con il privato, là dove abbondano superficialità, irresponsabilità e arroganza. Quest’ultima, poi, tanto è più forte quanto più marcate sono le lacune individuali.
Resta, però, che la “latitanza” del dipendente pubblico ha più risonanza e non per nulla quando si sente dire che tizio o caio lavora per lo Stato, o comunque per un’amministrazione pubblica, il commento non è dei più benevoli.
È inutile nasconderlo, il posto fisso, su postu seguru, per l’italiano medio non ancora adulto culturalmente e/o sul piano delle responsabilità individuali, è fonte di una tranquillità che non serve, come in effetti lo è per altri di forza numerica meno consistente, per assicurare più efficienza, ma per scansare fatica e senso del dovere, con la certezza, oltre che della carriera comunque assicurata, che il datore di lavoro, lo Stato o altro ente, non potrà mai licenziare.
Si è detto dell’italiano medio, quale detentore di una maglia nera che ne rappresenta le tendenze. Le quali si manifestano quando ognuno di noi esce da casa e si imbatte subito nel muro dell’ inciviltà dell’automobilista, anch’esso medio, che strombazza, urla, aggredisce e se ne infischia se nell’atto di parcheggiare la propria auto ne urta un’altra e abbandona il posto senza lasciare traccia di sé.
Ma torniamo al settore del pubblico impiego. Si dice che su dieci persone ce ne sono appena due che lavorano. Anche qui si parla di medie, perché, sia chiaro, ci sono anche i casi in cui tale rapporto è rovesciato. Si dice pure che sia l’occasione a fare l’uomo ladro, ma non è così, o almeno non del tutto. Se l’italiano medio è quello che si caratterizza in furbizia, scaltrezza e scarso rispetto per gli altri, tale resta a prescindere dal settore lavorativo di appartenenza.
Certo, l’efficiente organizzazione aziendale e il buon funzionamento del manico(mediamente anch’esso deficitario) è fondamentale per frenare gli eccessi delle persone senza scrupoli. Ne sanno qualcosa tutti coloro che appartengono alle categorie opposte, che si muovono e agiscono con tutto quel senso di responsabilità e certezza di competenze che il loro compito richiede.
La nostra, è un’ Italia, dunque, che non smette di andare a basso regime. C’è chi tira la carretta, in tutti i campi, anche in politica, dove non saranno possibili i miracoli nella misura in cui non si potrà cambiare facilmente la testa dell’italiano medio che come una zavorra blocca qualsiasi speranza di superare le criticità, pesanti, tutte nostre e non di altri, del Paese. Come venirne fuori?
Smentiti dalle promesse e dalla